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AMORE E INGANNI (Whit Stillman)
Intrighi sentimentali di fine Settecento

Regno Unito, sul finire del XVIII secolo. Lady Susan è rimasta vedova per l’improvvisa morte del marito. Lascia quindi la residenza di Langford insieme alla figlia Frederica per stabilirsi a Churchill, dai parenti del defunto consorte. La cognata Catherine diffida fortemente di Lady Susan, ma sembra non poter opporsi allo schema della fascinosa vedova, che intende sedurre il fratello di Catherine, Reginald, e maritare la figlia con il ricchissimo ma sempliciotto Sir James Martin…

Da Love & friendship, il titolo originale, ad Amore e inganni, così come è arrivato nelle nostre sale: la differenza semantica, rispetto alle due formulazioni linguistiche del film di Whit Stillman, sta tutta nel termine “inganni” con cui la traduzione italiana, una volta tanto, evidenzia con puntualità il senso più intimo di un’opera cinematografica. Non c’è dubbio, infatti, che nel lungometraggio tratto da Lady Susan, il breve romanzo epistolare di Jane Austen scritto negli ultimi scampoli del 1700 (quando laAusten aveva circa vent’anni e stava iniziando a lavorare sulla prima versione di Ragione e sentimento) ma pubblicato postumo, la dimensione dell’intrigo sentimentale e la manipolazione dei caratteri ne costituiscano il “cuore” narrativo pulsante.

Pensato da Stillman molto tempo prima della sua realizzazione, Amore e inganni riesce ad essere una rispettosa trasposizione del testo letterario e, nel contempo, un suo felice riadattamento, fondato proprio sulle schermaglie tattiche di una intraprendente vedova, interpretata con il giusto piglio da Kate Beckinsale. La verve, il temperamento, la temerarietà della donna si traducono, sullo schermo, in dialoghi brillanti e in battute taglienti, specchio rivelatore di un milieu, quello inglese di fine Settecento, contrassegnato da regole sociali ben definite ma protesoinevitabilmente alla modernità, ad una visione più individuale e meno gerarchizzata delle relazioni interpersonali.

Dunque, ambienti eleganti e cospirazioni sotterranee, corteggiamenti sinuosi e conversazioni ardite: un repertorio scenografico-dialettico lontano da ogni tono melodrammatico, introdotto a inizio film da un corredo didascalico indispensabile a delineare i profili dei tanti personaggi coinvolti nella vicenda. Una vicenda che si snoda tra sorrisi di circostanza, rabbia trattenuta e gli immancabili pettegolezzi che circolano senza sosta nella buona società.

Regia: Whit Stillman

Nazionalità: Usa/Irlanda, 2016

Durata: 94

Interpreti: Kate Beckinsale, Chloë Sevigny, Stephen Fry, Xavier Samuel

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.