News Festival Venezia 73

AUSTERLITZ (Sergei Loznitsa)

Austerlitz prende il titolo dal celebre romanzo di Sebald, un libro amato e apprezzato da molti, ma anche complesso, stratificato, che unisce parole e immagini e ragiona sulla memoria. Questo film non ha praticamente nulla a che fare col libro, benché abbia l’ambizione di tornare sugli stessi temi.

Sullo schermo, in bianco e nero, camera fissa per lunghi minuti, molti turisti visitano un Lager. Il cancello, le camerate, i forni, il giardino. Camminano, parlano, scattano foto, ascoltano l’audioguida, qualcuno mangia qualcosa. Poi il film finisce. Possiamo dire che è un film che si interroga sulla memoria, ma aspetta che le domande ce le facciamo da soli noi spettatori. Oppure possiamo dire che è un’opera inquieta, dura, che il bianco e nero alluda ad un punto di vista del passato, proprio come quello di un vero internato sulla situazione presente di quei luoghi. Oppure possiamo indignarci per le foto ricordo sorridenti fatte nella stessa posizione degli impiccati di allora.

Ma, anche grazie a Sebald, abbiamo già ragionato a lungo su questi temi, ci siamo già posti tutti gli interrogativi necessari, e sappiamo che, se l’alternativa è l’oblio, ben vengano le frotte di turisti più o meno sensibili, più o meno educati, rispettosi, interessati: ripetetelo ai vostri figli, diceva Primo Levi.

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Sull'autore

Alessandro Cinquegrani