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BEATA IGNORANZA (Massimiliano Bruno)
Docenti social o analfabeti del 3.0?

Marco Giallini e Alessandro Gassman sono davvero bravi in Beata ignoranza. Già li avevamo visti insieme in Se Dio vuole nel 2015. Lo spunto era anche questa volta interessante e di stretta attualità: come cambia la nostra vita al tempo di internet e dei social network? Eppure Beata ignoranza (Italia, 2017) alla fine non decolla e ti lascia con l’amaro in bocca. Lo stesso amaro e lo stesso senso di inconcludenza degli altri film firmati da Massimiliano Bruno (come ad esempio Confusi e felici). Pensiero debole, relativismo, società liquida, qualunquismo… chiamiamolo come vogliamo, ma di certo la visione della vita che esce questo film è triste e scoraggiante ed è un peccato perché l’inizio era invece davvero promettente.

Ernesto e Filippo sono due professori di liceo che concepiscono la vita e l’insegnamento in modo diametralmente opposto. Il primo è un preciso e rigoroso insegnante di lettere. Il secondo un creativo insegnante di matematica. Ernesto cita e interpreta i classici; Filippo è social e disinvolto. Tra i due (legati da precedenti vicende che emergono nel corso del film) nasce una violenta discussione che li porta ad una singolare scommessa: Ernesto dovrà iniziare una nuova vita tra chat e profili social; Filippo dovrà viceversa resistere lontano dal web per almeno due mesi. Nonostante la bravura dei due attori, il mondo della scuola ne esce dipinto in modo assolutamente macchiettistico e i problemi sollevati sono tanti e tali che – pur consapevoli che si tratta di una commedia – non possono essere liquidati, come purtroppo avviene, in un generico “vogliamoci bene”.

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Sull'autore

Alessio Graziani

Don Alessio Graziani, sacerdote della diocesi di Vicenza dal 2004, si è laureato in Scienze della Comunicazione all'Università di Verona. Giornalista pubblicista, è direttore dell'Ufficio diocesano per le Comunicazioni Sociali e di Radio Oreb in Blu. Dal 2012 è presidente Acec Triveneta.