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CAFÉ SOCIETY (Woody Allen)

 

Nella scintillante Hollywood degli anni ’30 piomba il giovane Bobby Dorfman, terzo figlio di una famiglia ebraica del Bronx. È in cerca di fortuna e d’identità e si presenta dallo zio che fa l’agente delle star per cercare lavoro. Intreccia una liason con Vonnie, segretaria e amante segreta dello zio, ma quando lei rifiuta la sua proposta d’amore, se ne torna deluso a casa. Qui inizia a fare il PR per il locale del fratello Ben, che sta per diventare uno dei luoghi più in vista della Café Society newyorchese.

 

Giunto al suo 48esimo lungometraggio, Woody Allen torna a raccontare gli anni Trenta, il periodo storico che lo ha felicemente ispirato in più di un’occasione (La rosa purpurea del Cairo, Radio days, Bullets over Broadway). Proprio l’accurato e pulsante affresco dell’epoca è l’aspetto più affascinante di un’opera nella quale il regista di Manhattan riesce a far magicamente convivere (e collidere) le due facce dell’America capace di riemergere dagli anni bui della grande Depressione: quella della Hollywood classica, in piena trasformazione dopo il New Deal roosveltiano, e quella della New York del post-Proibizionismo, costretta a fare i conti con l’eredità del gangsterismo e con le conseguenze dei Roaring Twenties, ma destinata a diventare il luogo-faro della scena artistica e musicale del Novecento. Due facce contrapposte di un’anima (quella ebraico-americana) in grado di permearle entrambe e che Allen, come sempre, descrive egregiamente attraverso l’irresistibile rappresentazione dei membri della famiglia Dorfman.

Affiancato come sempre da straordinari artisti nel cast tecnico (dal fedele Santo Loquasto per le sfarzose scenografie, da Suzy Benzinger per i costumi e, per la prima volta, da Vittorio Storaro per l’espressionistica fotografia) e in quello artistico (con un Jesse Eisenberg, alla sua seconda collaborazione con il regista newyorchese, sempre più “allenizzato”), con Café Society Allen realizza non solo uno dei titoli più compiuti della sua recente filmografia, ma nell’affresco dell’epoca e nella malinconica rappresentazione dell’inconciliabilità tra due mondi ritrova anche lo smalto dei tempi migliori.

Regia: Woody Allen

Interpreti: Jesse Eisenberg (Bobby Dorfman), Kristen Stewart (Vonnie), Steve Carell (Phil), Corey Stoll (Ben)

Nazionalità: USA

Durata: 96′

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Sull'autore

Francesco Crispino

Francesco Crispino è docente di cinema, film-maker e scrittore. Tra le sue opere i documentari Linee d'ombra (2007) e Quadri espansi (2013), il saggio Alle origini di Gomorra (2010) e il romanzo La peggio gioventù (2016).