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ELECTRIC SWAN (Konstantina Kotzamani)

C’è un grande palazzo abitato da strani inquilini. Un’anziana signora che pretende che il proprio cane muoia prima di lei, una bambina con incubi che si avverano, una ragazza che danza il Lago dei Cigni. A cercare di reggere le fila di tutto è un portiere povero e smarrito che vive nel sottoscala del palazzo, dove piove dal tetto.
Il film è narrato col tipico realismo magico sudamericano, quel piglio attonito e tragico, magico e ironico, con cui si tesse una trama piccola e costantemente stupefatta. Accadono cose inverosimili in un contesto di povertà economica e umana.
Abbiamo già visto in questa Mostra film perfetti, ben confezionati, ben girati, ben interpretati che tuttavia dal primo minuto lasciano già intendere l’intero svolgimento dell’intreccio. Poi ci sono film come questo, senz’altro imperfetto, che pure osa nella costruzione narrativa con un efficace effetto straniante sullo spettatore. Si può facilmente notare come i primi vengano applauditi mentre i secondi lascino freddi i critici della proiezione stampa, come se ci sia bisogno di garanzie, di sicurezze nel vedere un film e non più, come accadeva un tempo, di mettersi in discussione, di essere destabilizzati.
In un tempo – ma dura già da vent’anni! – in cui si discute nel cinema come nella letteratura di “ritorno del reale”, la magia, la sorpresa, l’inaspettato non va più di moda. Peccato, si finirà per vivere in un mondo ovattato e perfetto, in cui le evoluzioni di un funambolo verranno derise con supponenza. Ecco: questo film è l’evoluzione di un funambolo e a noi piace ancora guardarla come da bambini, a bocca aperta.
ELECTRIC SWAN
di Konstantina Kotzamani
Durata: 40’
Francia, Grecia, Argentina
Interpreti: Juan Carlos Aduviri, Nelly Prince, Elisa Massino

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Sull'autore

Alessandro Cinquegrani