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ELVIS & NIXON (Liza Johnson)

Non l’allunaggio del ’69 e neppure qualche altro evento epocale della Storia a stelle&strisce. Bensì Elvis Presley e il presidente Richard Nixon che si danno la mano sorridenti nello studio ovale. Era il 1970 e corrisponde alla foto più richiesta negli archivi USA da sempre. L’incontro fra la leggenda del rock e uno dei presidenti più controversi del ‘900 è un fatto, ma ben poco si conosce dei suoi contenuti, essendosi svolto a porte chiuse. Il film di Liza Johnson è il racconto verosimile di un dietro-e-davanti alle quinte rimasto misterioso ma che portò due personaggi diversamente popolari da quasi antitetici a complici. Secondo quanto emerge dalla pellicola, Elvis era un mito vivente che soffriva per la scarsa attenzione che la gente riservava al suo lato umano, considerandolo – di fatto – sullo stesso piano di un prodotto commerciale, pop e di successo. Non a caso andava ripetendo “Non sono tanto diverso da una Coca Cola”. In un periodo particolarmente critico per la storia americana decide, a modo suo, di “scendere in campo” e far sentire la propria voce nell’arena del potere. Si rivolge dunque direttamente al presidente in carica, Richard Nixon, chiedendogli un appuntamento attraverso una lettera scritta a mano. Inizialmente reticente, il repubblicano alla fine si convince a riceverlo.

Un’idea magnifica, purtroppo, leggermente sprecata in un film troppo convenzionale. Specie se “a bordo” sono chiamati due campioni della recitazione come Michael Shannon e Kevin Spacey: il primo divenuto “intimamente” Elvis, il secondo ormai avvezzo ai feroci panni presidenziali. Loro sono il fulcro su cui è imbastita l’intera organizzazione narrativa di una commedia che, evitando la caratterizzazione ambientale di un’epoca così marcata, perde quasi il senso profondo del suo racconto. Elvis era una leggenda vivente ma ben poco (qualche battuta, le segretarie in estasi..) viene mostrato o evocato a suffragio della sua mitologia, Nixon era un perfido stratega oltre che un orrido guerrafondaio ma viene presentato alla stregua di un burbero borghesotto all’antica. L’operazione resta dunque in tiepida superficie adattandosi perlopiù a un pubblico scarsamente esigente: se chiaramente questa era l’intenzione, l’obiettivo è centrato.

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Sull'autore

Anna Maria Pasetti

Anna Maria Pasetti Milanese, saggista, film programmer e critica cinematografica, collabora con Il Fatto Quotidiano e altre testate. Laureata in lingue con tesi in Semiotica del cinema all’Università Cattolica ha conseguito un MA in Film Studies al Birkbeck College (University of London). Dal 2013 al 2015 ha selezionato per la Settimana Internazionale della Critica di Venezia. Si occupa in particolare di “sguardi al femminile” e di cinema & cultura britannici per cui ha fondato l'associazione culturale Red Shoes. . Ha vinto il Premio Claudio G. Fava come Miglior Critico Cinematografico su quotidiani del 2020 nell’ambito del Festival Adelio Ferrero Cinema e Critica di Alessandria.