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FIGLIA MIA (Laura Bispuri)
La bimba che aveva due madri

FIGLIA MIA

Vittoria ha 11 anni e lunghi capelli rossi. E’ adorata da Tina, la donna che dalla nascita l’ha adottata ma che la bimba crede sua madre naturale. Non sa, infatti, che a partorirla è stata Angelica, una giovane borderline che vive in campagna tra gli animali, incurante di regole e formalità. Al momento del parto ha deciso istintivamente di “darla via” all’amica Tina che tanto voleva figli e l’ha aiutata. Appesantita dai debiti e incapace di uscire da una profonda spirale di non senso alla vita, Angelica deve lasciare la casa dove vive e Tina col marito cercano di aiutarla acconsentendo a vedere Vittoria almeno una prima ed ultima volta. Dall’incontro fra le due scatta qualcosa destinato a cambiare per sempre l’esistenza di tutte e tre.

In concorso alla Berlinale per la seconda volta consecutiva dopo l’esordio Vergine giurata, Laura Bispuri ha messo a punto un dramma esistenziale interamente al femminile. Interpretato da Valeria Golino e Alba Rohrwacher e con l’11enne Sara Casu nel ruolo di Vittoria, Figlia mia raccoglie la propria narrazione attorno all’elemento primigenio ed esclusivo dell’identità propriamente femminile, ovvero la maternità. Ma non solo. Ambientato sui territori di sapore ancestrale della Sardegna, scelta come location e ambientazione, intensifica un discorso profondamente legato alle origini del tutto, al senso intrinseco della “materia”. Terra, vento, acqua e fuoco non a caso danno respiro osmotico a questo film assai fisico e viscerale. Pur partendo da una storia vera come ispirazione, segue un racconto originale di Bispuri, lei stessa cuore di mamma ma guerriera a difesa di un’idea di cinema ardito e autoriale. Complessi pianisequenza, casting alla ricerca della perfezione (la piccola Sara è il risultato di un setacciamento per tutta la Sardegna e non solo), elaborazioni metafisiche nonostante la presenza di territori dalle forti connotazioni linguistico-culturali. In tal senso il contesto sardo non fa eccezioni: a parte il contorno di performer locali oltre a Sara, alle due protagoniste Golino e Rohrwacher non è stato chiesto di parlare in lingua sarda o forzare l’accento perché nel cinema di Bispuri non c’è spazio per le macchiette o gli stereotipi. Grande spazio invece è dedicato ai “luoghi inesplorati” diversamente intesi, come quelli verso i quali Rohrwacher – già protagonista di Vergine giurata – si è trovata ad affrontare di fronte a personaggi ferocemente scomodi. Perfetto sulla carta e altissimo nelel sue nobili intenzioni, Figlia mia tuttavia non trova completa soddisfazione sul grande schermo, soffrendo purtroppo di un evidente “scollamento” fra ambientazione e le sue due pur bravissime protagoniste.

FIGLIA MIA
Regia: Laura Bispuri
Cast: Valeria Golino, Alba Rohrwacher, Sara Casu
Italia/Fr/Ger 2018
Durata: 100′

 

Guarda l’intervista alla regista Laura Bispuri al festival di Berlino 2018

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Sull'autore

Anna Maria Pasetti

Anna Maria Pasetti Milanese, saggista, film programmer e critica cinematografica, collabora con Il Fatto Quotidiano e altre testate. Laureata in lingue con tesi in Semiotica del cinema all’Università Cattolica ha conseguito un MA in Film Studies al Birkbeck College (University of London). Dal 2013 al 2015 ha selezionato per la Settimana Internazionale della Critica di Venezia. Si occupa in particolare di “sguardi al femminile” e di cinema & cultura britannici per cui ha fondato l'associazione culturale Red Shoes. . Ha vinto il Premio Claudio G. Fava come Miglior Critico Cinematografico su quotidiani del 2020 nell’ambito del Festival Adelio Ferrero Cinema e Critica di Alessandria.