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Salvo Dioniso
Intervista a Daniele Salvo

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Non capita tutti i giorni di essere Dio, e non un Dio qualunque, ma Dioniso, Dio del vino e del teatro. A dare voce e corpo al figlio di Zeus e Semele è Daniele Salvo, che firma anche la regia de Le Baccanti-Dionysus il Dio nato due volte tratto dalla celebre tragedia di Euripide, in scena al teatro Vascello di Roma fino al 19 febbraio. Salvo, cresciuto “a bottega” da Luca Ronconi, torna ad affrontare la tragedia classica dopo aver diretto alcuni tra gli spettacoli più riusciti degli ultimi anni al teatro greco di Siracusa come Aiace di Sofocle (2010) e Coefore e Eumenidi di Eschilo (2014) e sceglie Le Baccanti di Euripide, un testo tra i più affascinanti e misteriosi del teatro antico. L’allestimento si distingue per un’equilibrata commistione fra il rigore della messa in scena e la lettura contemporanea, riuscendo a miscelare con efficacia i due aspetti, il che non è né scontato, né tantomeno semplice. Di particolare impatto è il coro, composto dalle seguaci del Dio, attraversate e quasi percosse dall’estasi mistica, che come ragni pazienti tessono la trappola per Penteo, colpevole di non riconoscere il divino, di ostinarsi in una sorta di cecità dello spirito. Le Baccanti è la tragedia dove lo scontro fra umano e divino raggiunge l’apice, è proprio la capacità o meno di riconoscere il sacro a condannare o a salvare l’essere umano, il rifiuto di Dio conduce alla pazzia e inevitabilmente alla morte.

Abbiamo incontrato Daniele Salvo per approfondire la sua idea di spiritualità.

In questi giorni sei in scena con Le Baccanti e contemporaneamente in prova su I sei personaggi in cerca di autore di Luigi Pirandello (al Teatro Ghione di Roma dal 24 febbraio al 19 marzo): come ti senti a passare dalla tragedia greca al teatro novecentesco?

Per quanto sembri strano, in realtà c’è un filo conduttore fra i due testi, anche se sono due scritture completamente diverse. Ad esempio nella figura di Madama Pace ne I sei personaggi pirandelliani c’è un che di esoterico che l’avvicina all’atmosfera misteriosa e iniziatica di Euripide, e poi sono due opere che parlano del teatro e dell’illusione dell’identità, quella dei personaggi di Pirandello e quella de Le Baccanti dove Penteo si perde in un gioco di mascheramenti e finti disvelamenti, fino ad esserne travolto.

Le Baccanti sono un testo tutto incentrato sulla potenza del sacro, credi che sia un tema ancora attuale?

Io credo che l’uomo contemporaneo si sia allontanato dal sacro, nella società odierna si è perso completamente il rapporto con la spiritualità. Mi viene in mente il grande maestro del cinema russo Andrej Tarkovski quando parlava dell’arte come strumento per elevare lo spirito umano e condurre l’uomo a fare i conti con se stesso e naturalmente anche con il divino. Io credo molto a questa funzione dell’arte e temo che oggi si sia quasi totalmente perduta: la nostra società, occidentale e borghese, ha una visione limitata e limitante del sacro. L’uomo di oggi opera sostanzialmente una rimozione, se frequenta ancora il sacro lo fa in momenti molto privati, e spesso dettati dall’emergenza, come può essere un lutto, una malattia. E’ interessante sottolineare come sia proprio il dolore il sentimento che più di ogni altro riesce a metterci in contatto con la nostra sensibilità più antica e arcaica, mentre nel nostro quotidiano abbiamo la tendenza a escludere l’aspetto spirituale. Però, come succede nell’Edipo Re di Pasolini, quando Edipo cerca di fuggire ma il destino gli si para davanti nella persona di Laio, arriva un momento in cui tutti noi dobbiamo affrontare il rapporto con Dio.

Hai citato Pasolini, tu hai affrontato spesso i suoi testi e il sacro è un tema ricorrente della sua opera, come pensi che giudicherebbe la nostra società?

Credo che sarebbe colpito dal ruolo che hanno oggi i dispositivi tecnologici nelle nostre vite, sono oggetti fondamentali che però ci sottopongono ad una specie di anestesia totale delle nostre emozioni: siamo controllati, mercificati. Pasolini lo diceva già nel 1974 parlando della Televisione, figuriamoci oggi che con Internet la tecnologia ha preso davvero il sopravvento della nostra quotidianità. Pasolini ha sempre concepito l’arte come atto civile, ecco io credo che oggi, ancor più che in passato, mantenere un rapporto con il sacro sia una forma di resistenza civile, ma deve essere un rapporto intimo e personale, perché quel che vedo, anche quando si affrontano questi temi, è spesso un atteggiamento distante, di studio, di analisi, e non un’adesione emotiva. Se ci fai caso, oggi non esistono quasi più poeti, e questo perché il poeta vive letteralmente nel sacro, è in collegamento con la spiritualità dell’esistenza.

Ne Le Baccanti Dioniso somiglia in un certo senso al Dio dell’Antico Testamento: è severo e vendicativo, entrambe sono visioni del sacro che provengono da un mondo arcaico in cui il divino aveva un ruolo centrale nella società; oggi prevalgono senza dubbio i grandi temi dell’amore e della misericordia.

Mi viene in mente un testo medievale che si intitola Christos Paschon in cui compaiono contemporaneamente le Baccanti, la Madonna e Cristo; un tempo non esisteva una divisione così netta, prevaleva un senso di sacralità diffusa. La storia di Dioniso può essere letta in chiave cristologica per la compresenza dell’elemento umano e di quello divino, ma è in realtà una figura totalmente diversa. Il Dio greco è un Dio che guarda dall’alto l’uomo, lo vede sbagliare, anzi, lo incita a volte anche a sbagliare, ride dell’uomo e della fragilità dell’uomo, non c’è spazio per il perdono. La natura umana di Dioniso si manifesta proprio negli aspetti meno nobili del Dio: viene a Tebe per vendicare la madre, è portatore di follia e morte, in questo è addirittura opposto alla figura di Cristo.

Pensi che il teatro oggi possa farsi carico di un’istanza spirituale?

Il teatro potrebbe fare tanto per aiutare a ricostruire il legame fra l’uomo e il sacro. In primo luogo perché il teatro è un mondo dove gli interessi economici, a differenza del cinema o della tv, sono ancora relativi, è un’arte riservata a pochi, se ci pensiamo le persone che lavorano in uno spettacolo, ad esempio, sono enormemente di meno rispetto a quelle coinvolte in un film o in una produzione televisiva. Questa povertà, questa semplicità di mezzi, fa sì che rispetto agli altri media ci siano meno ingerenze economiche e che a volte si possa lavorare in maniera più libera. Eppure anche in teatro oggi si va verso una desacralizzazione, si preferisce in tanti casi mostrare la patologia del quotidiano invece di lavorare sugli elementi essenziali come la luce o la fede, intesa come il credere, come l’essere nelle cose. Questa deriva di molto del teatro contemporaneo, dove si insiste continuamente sul sesso e la morte, mi ricorda una frase di Ronconi che diceva: “il sesso e la morte in scena sono un clichè”, e infatti questo tipo di allestimenti rappresentano l’eredità mal digerita delle esperienze degli anni ’70, nascono già fuori dal tempo. Per parlare di sacro il teatro deve essere prima di tutto onesto, necessario e animato da una fortissima motivazione.

LE BACCANTI-DIONISUS, IL DIO NATO DUE VOLTE

da Le Baccanti di Euripide

regia Daniele Salvo

con Manuela Kustermann, Daniele Salvo, Paolo Bessegato, Paolo Lorimer, Simone Ciampi, Diego Facciotti, Giulia Galiani, Annamaria Ghirardelli, Melania Giglio, Francesca Mària, Silvia Pietta, Alessandra Salamida, Giulia Diomede
produzione La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello Roma – Tieffe Teatro Milano, Teatro Di Stato Constanta Romania

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Sull'autore

Marina Saraceno

Diplomata all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio D'Amico" e laureata in Scienze della Comunicazione con una tesi sul teatro tradizionale cinese. In teatro ha lavorato con Luca Ronconi, Mario Scaccia, Jacques Decuvellerie. Ha lavorato per la comunicazione e la promozione culturale, tra gli altri, con il Teatro Nazionale di Roma, L'Associazione Italiana Editori, l'Ente Teatrale Italiano, Rai Trade, l'Unione des Theatres d'Europe, il Teatro Stabile del Veneto, il Progetto Domani per le Olimpiadi di Torino e la Fondazione Comunicazione e Cultura della CEI. Come giornalista ha collaborato con l'agenzia com.unica, il bimestrale Sale della Comunità, il settimanale pagina99