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KOUDELKA FOTOGRAFA LA TERRA SANTA (Gilad Baram)
Un duplice, affascinante sguardo sulle divisioni tra i popoli

TERRA SANTA

Cinque anni di réportage fotografico in Terra Santa, tra il 2008 e il 2012, di Josef Koudelka dell’agenzia Magnum, divenuto celebre per i suoi scatti durante la Primavera di Praga del 1968. Koudelka viene accompagnato nel suo lavoro di esplorazione di luoghi e soggetti dal giovane regista e fotografo Gilad Baram, che accosta le immagini in bianco e nero del maestro alle riprese che ne registrano l’appassionato e solitario processo creativo lungo il muro che separa Israele e Palestina…

Un film su un doppio sguardo, Koudelka fotografa la Terra Santa. Quello del celebre fotografo della Magnum, intento a studiare i suoi soggetti, a trovare le giuste angolazioni, la distanza migliore, la luce più favorevole, ad avvertire l’ispirazione più feconda; e quello, retrostante, del giovane regista del documentario che, riassunto nell’obbiettivo della macchina da presa, osserva con altrettanta pazienza Koudelka impegnato nel suo affascinante “processo creativo”. Su questa sovrapposizione di occhi, intuizioni e dispositivi di registrazione del reale (quasi a raddoppiare la potenza lirica del lavoro di Sebastião Salgado fatta emergere da Wim Wenders ne Il sale della Terra) prende forma una sottile, sensibile partitura visiva, composta di tanti silenzi, molte attese, infinite suggestioni.

Lo scatto orizzontale e panoramico, così come la ripresa in movimento di quell’immagine statica, sono dunque solo l’atto finale di una certosina, appassionante ricerca paesaggistica condotta in una delle zone di conflitto più cruciali del pianeta. Prima, a costituire per l’appunto il corpus stesso del doc di Baram, vengono la misurazione dei passi, il posizionamento del corpo, la riformulazione continua della visuale: nel processo di costruzione delle folgoranti istantanee del membro storico della Magnum, Koudelka fotografa la Terra Santa non può non chiamare in causa lo studio delle inquadrature cinematografiche, la loro dimensione plastica, il valore del campo e del fuori campo. Nella apparente fissità degli scatti di Koudelka si agita in realtà un vibrante dinamismo interiore. E la macchina da presa di Baram, nell’analoga immobilità, ne segue le modalità espressive con rispettosa compostezza e calcolato equilibrio.

Così, di simmetria in simmetria, nello sguardo di Koudelka e Baram anche il muro che separa oggi Israele e Palestina rinvia ad altri isolamenti geografici, sociali ed esistenziali di ieri (la Cortina di ferro). E pur nell’assenza di una dimensione legata all’Assoluto (“non credo in Dio”, confessa ad un certo punto Koudelka), l’immensità senza tempo di Gerusalemme Est, Hebron, Ramallah, Betlemme, delle alture circostanti e di numerosi insediamenti israeliani dislocati lungo il confine rilascia sullo schermo tonificanti slanci spirituali.

Regia: Gilad Baram

Nazionalità: Germania, Repubblica ceca, 2015

Durata: 76′

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.