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LES BIENHEUREUX (Sofia Djama)

LES BIENHEUREUX

La giovane regista algerina Sofia Djama realizza un piccolo capolavoro, ambienta nell’arco di ventiquattro ore le vicende private di alcuni algerini. In questo tempo ristretto definisce lo stato dell’arte di una nazione uscita dalla guerra civile, dagli attentati e dalle rivolte armate. Amal e Samir sono una matura coppia laica e hanno deciso di festeggiare il loro ventesimo anniversario di matrimonio da soli in un ristorante. Hanno punti di vista discordanti sull’Algeria contemporanea: Amal parla delle illusioni perdute e della necessità di andarsene via, mentre Samir vuole restare per superare l’involuzione dello Stato verso la dittatura. Nel frattempo il loro figlio Fahim, studente svogliato, e i suoi amici Feriel e Reda si aggirano in un’Algeri che mette a dura prova la loro giovinezza e la loro libertà individuale, tra il richiamo delle sirene dell’estremismo religioso e la voglia di essere giovani e incoscIenti. Interessante e funzionale l’alternarsi tra il francese parlato da chi ricorda la nazione prima della rivoluzione e l’arabo divenuto la lingua nazionale.

La regista trae forza dall’esperienza personale della sua generazione, i ventenni del 2008, e li confronta coi ventenni del 1988, mondi diversi e lontani che si trovano mescolati in un popolo che ha perso le speranze e vive come viene, lasciando che alcuni pensieri radicalisti religiosi prendano possesso e che l’essere stati europei diventi un ricordo sbiadito di un passato da dimenticare.

Chiaro l’intento dell’autrice di mettere in guardia i giovani, in particolare i più giovani in cerca di certezze, dalla nuova tirannia che si cela dietro la legge religiosa islamica e a tutte le conseguenze che essa porta. Non a caso anche nella colonna sonora è presente un brano di genere punk-muslim (che i protagonisti amano molto) il cui titolo è Sharia Law in the Usa. In tutto questo sta la sconfitta della democrazia e la vittoria della fascinazione “nera” che, con la promessa di gloria personale, rapisce le giovani menti e le asservisce al potere della dittatura. Il film è costellato di piccoli episodi che giocano sulla tensione tra il desiderio di una dura legge che metta a posto le cose e la possibilità di un vivere civile e pacifico. Quello che sarà dell’Algeria del futuro è messo tutto nelle mani dei giovani di oggi.

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Sull'autore

Simone Agnetti

Simone E. Agnetti, Brescia 1979, è Laureato con una tesi sul Cinema di Famiglia all’Università Cattolica di Brescia, è animatore culturale e organizzatore di eventi, collabora con ANCCI e ACEC, promuove iniziative artistiche, storiche, culturali e cinematografiche.