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MOMENTI DI TRASCURABILE FELICITA’ (Daniele Luchetti)
Se una centrifuga ti allunga la vita

Nel mezzo di una qualunque giornata assolata di Palermo, Paolo ha un incidente in motorino e muore. Quarantenne, marito e padre felice, l’uomo si presenta al “check-in” dell’Aldilà con la convinzione che il destino si è sbagliato. E in effetti qualcosa non torna nei conti anche dei “cassieri” di Lassù che gli permettono una delazione: 1 ora e 32 minuti per salutare la famiglia e sistemare le faccende della sua vita prima di lasciarla per sempre.

Ispirato all’omonimo racconto e al suo speculare Momenti di trascurabile infelicità di Francesco Piccolo, che ha partecipato con il regista alla stesura della sceneggiatura, il quattordicesimo lungometraggio di finzione di Luchetti riprende il “filone fiabesco” cavalcato nel film precedente, Io sono tempesta (2017), parabola in commedia sull’esistenza umana analizzata nella dicotomia fra povertà e ricchezza. Con Momenti di trascurabile felicità il cineasta romano va più in fondo, partendo da un soggetto che trova il suo nucleo di riflessione nel senso stesso del vivere. Tematica “ultima” e profondissima per eccellenza, questa è sviluppata col tono leggerissimo di una commedia che – per toni e modalità espressive – si ispira al Frank Capra fiabesco, maestro di un realismo magico accomodante ancorché dai sottotesti sovversivi. Al centro, di fatto, è una sola questione, espressa con chiarezza dall’impiegato in Paradiso Renato Carpentieri: “Ma come fate a vivere così sapendo che si muore?”. Il film, come i libri ispiratori, altro non sono che un viaggio nel tempo a ritroso nella vita del protagonista Paolo (PIF, bravo) obbligato a guardarsi dentro fra errori commessi e traguardi raggiunti con lo scopo di fare un bilancio affrettato di ciò che la sua esistenza ha rappresentato. In alternanza ai numerosi flashback, il film porta l’uomo al tempo presente (cioè allo scorrere dell’ora e mezza concessa) accompagnandolo nei suoi goffi tentativi di aggiustare le cose con la moglie (Thony), la figlia adolescente, il figlio bambino e i suoi amici. Ad animare la narrazione sono i dettagli, gli aneddoti, i parossismi manifestati dalle tante domande “trascurabili” che la vita spesso ha impedito a Paolo di fare (“la luce del frigorifero si spegne veramente quando lo chiudiamo?”) ma alle quali, alla fine, può valere la pena rispondere.

Opera gradevole nel suo complesso, il nuovo lavoro di Luchetti appare però, come il precedente, segnato da una certa superficialità linguistica, manifestata in un registro, tono e stile notevolmente al di sotto delle ben note capacità del regista che negli anni ha siglato alcuni fra i titoli più significativi degli anni ’90 e la prima decade del 2000. Fanno sorridere, certamente, alcune trovate (la centrifuga come ciò che allunga la vita e di cui i “cassieri in Paradiso” non avevano tenuto conto…) e la scelta di PIF quale protagonista è già un richiamo all’empatia (e alla simpatia) rivolto al pubblico, ma tutto questo non basta nell’economia di un film complessivamente noioso (specie il lungo flashback dedicato al rapporto di Paolo con le donne del suo passato) e purtroppo facilmente dimenticabile.

MOMENTI DI TRASCURABILE FELICITA’
Regia: Daniele Luchetti
Cast: PIF, Thony, Renato Carpentieri
Italia 2019
Durata: 93′

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Sull'autore

Anna Maria Pasetti

Anna Maria Pasetti Milanese, saggista, film programmer e critica cinematografica, collabora con Il Fatto Quotidiano e altre testate. Laureata in lingue con tesi in Semiotica del cinema all’Università Cattolica ha conseguito un MA in Film Studies al Birkbeck College (University of London). Dal 2013 al 2015 ha selezionato per la Settimana Internazionale della Critica di Venezia. Si occupa in particolare di “sguardi al femminile” e di cinema & cultura britannici per cui ha fondato l'associazione culturale Red Shoes. . Ha vinto il Premio Claudio G. Fava come Miglior Critico Cinematografico su quotidiani del 2020 nell’ambito del Festival Adelio Ferrero Cinema e Critica di Alessandria.