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NAPOLI VELATA (Ferzan Ozpetek)
Noir dentro ai misteri del capoluogo partenopeo

NAPOLI VELATA

Una anatomopatologa e un misterioso giovane s’incontrano a una festa e s’innamorano all’istante. Il giorno seguente l’uomo manca all’appuntamento fissato con lei, e la donna, rientrata al lavoro, scopre che il cadavere da analizzare è proprio quello del suo amante. Da quel momento la vita della dottoressa si trasforma nell’ossessiva ricerca delle ragioni che hanno dato origine alla morte del giovane. Sullo sfondo una Napoli misteriosa, barocca e infestata di ambiguità.

“Sei circondata da cadaveri” asseriva la megera. “Sì, ci lavoro tutti i giorni” rispondeva l’anatomopatologa. Sembra una barzelletta, invece è una delle battute più rivelatrici di Napoli velata, il nuovo lungometraggio di Ferzan Ozpetek, evidentemente innamoratosi dell’intensa e misteriosa metropoli partenopea dopo le feconde ispirazioni fornite dai paesaggi salentini. Fatalmente attratto dall’arcaico rito del parto maschile messo in scena dai “femminielli” dietro a un velo che li separa dal pubblico, il regista turco elabora ancora una volta la mutazione di una donna in seguito a un evento traumatico. Adriana è la donna in questione, cui presta corpo e volto Giovanna Mezzogiorno già “musa” di Ozpetek ne La finestra di fronte. Il suo universo è l’alta borghesia napoletana alternata ad anonimi obitori ove perpetua autopsie: ma basta una notte di sfrenata passione con un aitante sconosciuto (Borghi) e un’inattesa sorpresa che lo riguarda, a trasformarle l’esistenza che improvvisamente va popolandosi di fantasmi, di ossessioni, di ricordi rispetto a un’infanzia drammatica. Fuori genere se non nell’ozpetek-genre, Napoli velata può sfiorare il mistery nero mescolato al melò, ma tanta è la voglia di Ferzan di illustrare il caos-mai-calmo di un’urbe unica al mondo – sopra e sotto viscere – che inevitabilmente si perde, smarrendo ritmo e densità narrativi, tornando ancora una volta nella spirale del proprio autocompiacimento piuttosto che in quella assai promettente della prima e squisitamente hitchockiana inquadratura.

NAPOLI VELATA
Regia: Ferzan Ozpetek
Con Giovanna Mezzogiorno, Alessandro Borghi
Italia 2017
Durata 113′

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Sull'autore

Anna Maria Pasetti

Anna Maria Pasetti Milanese, saggista, film programmer e critica cinematografica, collabora con Il Fatto Quotidiano e altre testate. Laureata in lingue con tesi in Semiotica del cinema all’Università Cattolica ha conseguito un MA in Film Studies al Birkbeck College (University of London). Dal 2013 al 2015 ha selezionato per la Settimana Internazionale della Critica di Venezia. Si occupa in particolare di “sguardi al femminile” e di cinema & cultura britannici per cui ha fondato l'associazione culturale Red Shoes. . Ha vinto il Premio Claudio G. Fava come Miglior Critico Cinematografico su quotidiani del 2020 nell’ambito del Festival Adelio Ferrero Cinema e Critica di Alessandria.