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OZEN – IL FIUME (Emir Baigazin)

Il Kazakistan visto come un paradiso perduto, una terra ancestrale e biblica, un far west al rovescio, in cui si ritorna alla vita primitiva e la civiltà resta molto oltre la frontiera. In una remota fattoria vive una famiglia con cinque fratelli maschi. Il più grande, Aslan, fa le veci dei genitori, spesso assenti per commissioni nella lontana città, è responsabile di tutto il lavoro da fare nella campagna, con gli animali e in casa, assegna i compiti ai fratelli più giovani. Tutti vestono uguali abiti color terra, tutti lavorano in modo equo e proporzionato alla loro età, tutti possiedono le stesse poche cose. Aslan è comprensivo con i fratelli quando sbagliano e si assume le loro colpe di fronte al padre. Il loro tempo è fatto di lavoro e svago spensierato, giochi semplici, corse nel deserto e sulle montagne rocciose, tuffi nel grande fiume, tornei infiniti di nascondino. La loro vita è vissuta come un momento eterno di felicità. Da quando Aslan guida i lavori di casa, tutto va per il meglio, non c’è più bisogno delle violente punizioni del padre.
Un giorno arriva alla fattoria un coetaneo loro perente: Kanat. Giunge come un essere alieno, vivacemente vestito in un mondo color fango, giunge sul suo hoverboard elettrico e guidato dal navigatore del tablet. Dal momento in cui egli mostra ai ragazzi i videogiochi, tra cui una fattoria virtuale tipo farmville, la vita familiare cambia improvvisamente. Kanat fa funzionare il televisore che giaceva spento da anni e i giochi liberi e spensierati sono congelati nella passiva attesa di poter usare il tablet. Il paradiso è finito, Prometeo ha fatto dono del fuoco agli uomini, la frontiera è stata abbattuta, non con le ruote di un treno ma di una connessione a internet e l’accesso al mondo in un solo tocco. Quel giocattolo li ha resi d’improvviso degli individui. Aslan cerca di riallacciare i rapporti andati in frantumi portando tutti, anche Kanat, al fiume. Il ragazzo di città scompare tra le correnti. Il corpo non riemerge. Aslan decide di occultare il fatto ai genitori e questo tragico segreto adombra la vita dei ragazzi, fa emergere i demoni che si nascondono in loro.
Le inquadrature perfette, fisse, ben costruite, in cui i corpi sono riquadrati e posti con armonia nello spazio costruiscono, come in un linguaggio di forma, le relazioni tra i fratelli, tra loro e i genitori, tra loro e la casa, tra loro e il mondo. La regia di Emir Baigazin appare come un sottolinguaggio estetico, costruito per supportare di senso i grandi silenzi presenti in questa pellicola. La prossemica dei corpi ci rivela sentimenti e intenzioni che le parole o le espressioni dei volti non hanno. Ozen (The river) conclude una trilogia che il regista Baigazin ha realizzato sulla figura del giovane Aslan.

 

OZEN (IL FIUME)
Regia: Emir Baigazin
Interpreti: Zhalgas Klanov, Eric Tazabekov, Zhasulan Userbayev, Ruslan Userbayev
Kazakistan, Polonia, Norvegia
108’

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Sull'autore

Simone Agnetti

Simone E. Agnetti, Brescia 1979, è Laureato con una tesi sul Cinema di Famiglia all’Università Cattolica di Brescia, è animatore culturale e organizzatore di eventi, collabora con ANCCI e ACEC, promuove iniziative artistiche, storiche, culturali e cinematografiche.