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PETIT PAYSAN – UN EROE SINGOLARE (Hubert Charuel)
Le fatiche e le angosce della Francia contadina

PETIT PAYSAN

Giovane allevatore di vacche da latte, Pierre è legato anima e corpo alla sua terra. L’amore per i suoi animali rappresenta il pendolo della vita di Pierre, scandita dal rapporto distaccato con i genitori e conflittuale con la sorella, veterinaria incaricata al controllo sanitario. Ma il futuro dell’azienda familiare è messo in pericolo quando un’epidemia vaccina si diffonde in Francia dal Belgio…

Presentato alla Semaine de la critique di Cannes, fresco vincitore di tre César (migliore opera prima e migliori attori), sostenuto nella distribuzione italiana da Cia (Confederazione agricoltori italiani), con il patrocinio di Slow Food Italia, a marchio di garanzia di un autentico legame col territorio e delle fatiche quotidiane dell’allevamento, Petit paysan è la pellicola d’esordio di Hubert Charuel, classe 1985, cresciuto, come il 35enne protagonista del suo film, in una fattoria lattiero-casearia. Un “eroe singolare”, come recita il sottotitolo di questo interessante lungometraggio, ricco di passioni genuine e tradizioni valoriali (condensate nei ritmi serrati dell’azienda unidimensionale e nella mungitura delle vacche due volte al giorno, sette giorni su sette, tutto l’anno), ma anche avvolto da timori, allarmi e psicosi (rappresentati da una immaginaria febbre emorragica che, nel colpire a morte le bestie, richiama la micidiale encefalopatia spongiforme bovina, nota a tutti come “morbo della mucca pazza”).

A metà strada fra il dramma rurale e il thriller sociale, Petit paysan mette a stridente confronto, con innegabile sensibilità documentaristica, una dimensione di vita e di lavoro locale insidiata dalle “miopie” del mondo globalizzato, individuate, nel film, in istituzioni europee assai lontane dalle voci contadine provenienti “dal basso” e troppo rigide rispetto alle pressanti emergenze dei piccoli produttori. Charuel, d’altronde, sa bene di cosa parla: il film è stato girato nella fattoria dei suoi genitori, tra Reims e Nancy, la madre recita nel piccolo ruolo di un ispettore sanitario, il padre, sullo schermo, veste i panni del papà di Pierre e il nonno interpreta un anziano vicino di fattoria.

In continua oscillazione tra responsabilità individuali e “colpe di sistema”, tra manualità e tecnologia, Petit paysan mette il naso anche in una fattoria ultramoderna, dove le mandrie sono sistemate in comode stalle con musica in filodiffusione, mentre un robot le nutre e le munge, ma poi torna a collocare la macchina da presa nella storica azienda di famiglia. Dove ogni mucca viene chiamata per nome. E dove i vitellini, per scongiurare il rischio di contagio, vengono portati a dormire, in braccio, sul divano di casa.

 

PETIT PAYSAN
Regia: Hubert Charuel
Interpreti: Swann Arlaud, Sara Giraudeau, Bouli Lanners, Isabelle Candelier
Francia, 2017
Durata: 90′

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.