Entrato in vigore il 12 ottobre scorso, arriva il Piano straordinario per il potenziamento delle sale cinematografiche e polifunzionali. Il Piano dispone di una dotazione finanziaria di 120 milioni di euro erogati in 5 anni, di cui 30 milioni per il 2017, 2018 e 2019. Altri 20 milioni per 2020 e 10 milioni per il 2021. I fondi verranno ripartiti nel modo seguente: il 50% dell’ammontare complessivo annuo per la riattivazione di sale cinematografiche chiuse o dismesse; il 25% per la realizzazione di nuove sale, anche mediante acquisto di locali per l’esercizio cinematografico e per i servizi connessi; il 15% per la trasformazione delle sale o multisala esistenti in ambito cittadino finalizzata all’aumento del numero degli schermi e il restante 10% per la ristrutturazione e l’adeguamento strutturale e tecnologico delle sale cinematografiche esistenti.
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Contrasto alla desertificazione cinematografica
Sono contributi a fondo perduto indirizzati in modo prioritario a lavori per la riattivazione di sale chiuse o dismesse e alla creazione di citiplex urbani. Lo spirito del Piano straordinario è quello di bloccare la desertificazione di cinema che da vari anni molti territori stanno subendo e contribuire a rilanciare le “sale di prossimità”, che sono quelle più sensibili ai consumi culturali, alla polivalenza e all’interattività.
Il Ministero indica delle priorità per la concessione dei contributi in base alla localizzazione territoriale delle strutture, privilegiando le strutture storiche (sale esistenti prima del 1980) e le sale presenti in comuni con meno di 15mila abitanti. Uno degli aspetti più innovati del piano è quello di avvantaggiare quei progetti che proporranno un offerta culturale ampia, creativa e polifunzionale, in grado di sostenere anche a livello sociale l’area di insediamento del cinema in questione.
Con i dati del consumo di cinema in sala del 2017 in caduta libera (i biglietti venduti sono passati da 103 a 92 milioni) qualcuno già si chiede se tutti questi soldi potranno salvare una crisi del consumo di cinema in sala che ha già preso, per molti, la strada di non ritorno. I guru del cinema non hanno mancato di offrire delle ricette per tamponare l’emorragia di spettatori e per risollevare una atavica crisi di idee e di un sistema-cinema italiano asfittico. Non esiste una sola ricetta per risollevarsi per le Sale della comunità, e per il mondo cattolico la ricetta – se dovesse esistere – è da ritrovare nelle motivazioni profonde per cui una parrocchia dovrebbe riattivare e sostenere l’attività di una Sala della comunità.
Continua a leggere l’articolo sulla rivista SdC n.1/2018 (la registrazione è obbligatoria ma gratuita)