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REMI (Antoine Blossier)
Un dolce catalogo di memorie di vita

Remi è un bimbo dotato di voce angelica che vive in una fattoria della campagna francese con la madre, mentre il padre è lontano per lavoro. In realtà il bambino è stato adottato dalla coppia dopo essere stato abbandonato in fasce a Parigi. Quando il padre, per difficoltà economiche, decide di riportarlo all’orfanotrofio, Remi viene preso sotto la propria custodia da un artista di strada di origini italiane, Vitali, che si esibisce in numeri circensi in compagnia della scimmietta Joli-Couer e del cane Capi. Con lui, Remi imparerà a leggere e a scrivere e farà nuove amicizie…

Sesto adattamento, tra cinema e tv (compreso l’anime giapponese andato in onda sulla Rai tra il 1979 e il 1980), del romanzo Senza famiglia di Hector Malot, uno dei “classici” per l’infanzia, il Remi di Antoine Blossier è allo stesso tempo fedele e infedele alla sorgente letteraria a cui si ispira. Pur conservando l’impalcatura narrativa del testo di fine Ottocento, costruito sulla ricerca identitaria del piccolo protagonista (anche se compressa nell’arco di un anno, anziché estesa ai quattro originari del libro), il lungometraggio di Blossier introduce nella vicenda l’elemento canoro (la voce cristallina dell’orfanello), invecchia alla terza età Remi che, ormai anziano anziché giovane adulto, ripercorre nel prologo la storia della sua vita, amplifica nel saltimbanco Vitali un senso di colpa che si affianca al dramma dell’abbandono vissuto dal ragazzino.

Ben recitato (con Daniel Auteuil, nel ruolo del girovago dal cuore d’oro, a impreziosire il cast) e messo in scena con una regia briosa ma mai sopra le righe, Remi dilata ulteriormente i toni fiabeschi di Senza famiglia e la sua cornice dickensiana avvicinandosi alle calde atmosfere dei prodotti Disney e alla filmografia “adolescenziale” di Spielberg, seguendo la scia di fortunati family movie come Belle & Sebastien e facendosi avvolgere, nel finale ambientato nella Londra vittoriana, da cupe ombre alla Harry Potter. Solcato da una avvincente dimensione magica, ma restando aderente ad una umanissima sensibilità, Remi congiunge favola e racconto di formazione, avventura e sguardo sociale, comprensione e compassione. Inno alla fanciullezza come stagione della vita da preservare, sempre e comunque, il film di Blossier, girato in cinemascope e forte di ottocento comparse sul set, è dunque un kolossal capace di farsi dolce catalogo della memoria. Un libro illustrato di paesaggi incantevoli e costumi radiosi, popolato di imbroglioni e brutti ceffi, ma anche di una straripante e tonificante generosità d’animo.

Regia: Antoine Blossier

Nazionalità: Francia, 2018

Durata: 105′

Interpreti: Daniel Auteuil, Maleaume Paquin, Virginie Ledoyen, Jonathan Zaccaï, Jacques Perrin

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.