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THE PARTY (Sally Potter)
Ironia e cinismo della borghesia intellettuale britannica

THE PARTY

Janet è stata nominata ministro ombra della salute per il Partito Laburista. Decide di festeggiare a casa con gli amici più cari, ma quella che dovrebbe essere una serata celebrativa volge alla tragedia nel momento in cui suo marito le fa pubblicamente una terribile confessione..

E’ sufficiente una serata fra amici a scatenare uno psicodramma. Teatro e cinema ne sono antichi e moderni testimoni, ma è bello vedere come la “materia” continui a far vibrare l’immaginazione di autori da ogni angolo del pianeta. Stavolta è il turno di Sally Potter, signora e maestra di retorica alta in perfetta tradizione British, che traduce già nell’ambivalenza del titolo del suo nuovo film un universo di ambiguità e ricchezza. The Party, che in sintesi è la festa per la nomina a ministro-ombra della salute della laburista Janet (Scott-Thomas), racconta dell’effetto domino dirompente fra i 7 convitati dal momento in cui i calici si alzano celebrando la padrona di casa. Basta una confessione a rompere i sottili fili su cui corre da equilibrista di un’armonia apparente, esponendo in imbarazzante evidenza l’ipocrisia imperante di cui sopravvive la borghesia intellettuale dall’attimo del suo concepimento. Il territorio è limitrofo ad Harold Pinter così come a Samuel Beckett ma – nonostante la vicinanza a tanto teatro e cinema come sopra detto, non per ultimo al Carnage polanskiano – gode di un’originalità tutta “potteriana” ove ogni elemento è segno funzionale del tutto, dunque imprescindibile. Girato in pochi ambienti – tutti casalinghi di Janet e suo marito Bill – in vivido bianco e nero, The Party si offre al pubblico quale esemplare utilizzo di arguzia, ironia e capacità interpretative: il cast, quasi superfluo ribadirlo, è perfettamente assortito.

THE PARTY
Regia: Sally Potter
Cast: Kristin Scott-Thomas, Patricia Clarkson, Timothy Spall, Bruno Ganz, Cillian Murphy, Emily Mortimer
GB, 2017
Durata: 71′

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Sull'autore

Anna Maria Pasetti

Anna Maria Pasetti Milanese, saggista, film programmer e critica cinematografica, collabora con Il Fatto Quotidiano e altre testate. Laureata in lingue con tesi in Semiotica del cinema all’Università Cattolica ha conseguito un MA in Film Studies al Birkbeck College (University of London). Dal 2013 al 2015 ha selezionato per la Settimana Internazionale della Critica di Venezia. Si occupa in particolare di “sguardi al femminile” e di cinema & cultura britannici per cui ha fondato l'associazione culturale Red Shoes. . Ha vinto il Premio Claudio G. Fava come Miglior Critico Cinematografico su quotidiani del 2020 nell’ambito del Festival Adelio Ferrero Cinema e Critica di Alessandria.