Venezia 74 Schede Cinema Filmcronache

THIRST STREET (Nathan Silver)

THIRST STREET

Gina è un’assistente di volo e questo lavoro non le permette di vivere legami forti. Nemmeno con il compagno, con cui di fatto si limita a condividere l’appartamento (e solo ad intermittenza).

Quando un giorno, di rientro a casa, scopre che il convivente si è suicidato, la sua vita cade nell’apatia e nella solitudine. Il fatto che sia incapace di raccontare la verità alle colleghe, alle quali riferisce semplicemente che il compagno è morto, preannuncia che Gina non riesce ad attraversare fino in fondo il dolore, trovandosi piuttosto ad abitare una dimensione “sospesa”, che le garantisce appena la sopravvivenza.

La sua vita subisce una svolta – grazie anche alla complicità delle colleghe – quando una sera in un locale di Parigi conosce il barista Jérôme, con cui trascorre una notte di passione. Dal mattino successivo, per Jérôme la ragazza americana è stata un’avventura fugace, per Gina l’uomo misterioso incarna il grande amore.

Gina sprofonda nel suo latente bisogno di relazione e, nonostante l’atteggiamento freddo e distaccato di lui, decide di fare di Jérôme una ragione di vita. Si tratta tuttavia di emozioni isteriche, che trasformano il desiderio di amare e di essere amati in vera e propria ossessione. Non ci pensa due volte a trasferirsi a Parigi, in una residenza che le consente di spiare il “suo” uomo, a pedinarlo e studiare l’eliminazione di una ex rientrata in scena dopo un periodo di crisi.

Il caos mentale ed emotivo della protagonista si ripercuote, da un punto di vista registico, soprattutto nella scelta delle inquadrature e della colonna sonora. La voce narrante di Anjelica Huston conferisce un tono realistico e pacato a questa modesta black comedy americana, nella quale la narrazione non prende (volutamente­?) il sopravvento per lasciare che a predominare sia la connotazione psicologica dei personaggi, specialmente di quello femminile.

E se non è ben chiaro l’intento profondo che ha spinto il regista a realizzare questo lungometraggio, forse bisogna risalire alla sua attrazione quasi ossessiva nei confronti della cultura francese e in particolar modo di Parigi, che sembra trasferirsi nella personalità della protagonista.

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Sull'autore

Marta Meneguzzo