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UN SACCHETTO DI BIGLIE (Christian Duguay)
Il dovere di ricordare la barbarie nazista

UN SACCHETTO DI BIGLIE

Parigi, 1942. Nella Francia occupata dai tedeschi due giovani fratelli ebrei, Joseph e Maurice Joffo, figli di un barbiere e di una violinista, con una dose sorprendente di astuzia e coraggio, e dopo un lungo e pericoloso viaggio per sfuggire alla cattura, riescono a ricongiungersi alla propria famiglia a Nizza, dove erano già approdati i due fratelli maggiori e i loro genitori. Ma la sopravvivenza alle barbarie naziste non sarà facile…

Tratto dal romanzo omonimo e autobiografico di Joseph Joffo, che ha venduto milioni di copie nel mondo, Un sacchetto di biglie racconta dunque una storia vera. Questa vicenda di fuga e speranza, già portata sullo schermo nel 1975 da Jacques Doillon, è raccontata da Christian Duguay (il regista di Belle & Sebastien-L’avventura continua) con la dovuta sensibilità umana, senza enfasi melodrammatica, e con buona padronanza dei meccanismi di messa in scena, agevolati da una meticolosa ricostruzione storica.

La voce fuori campo del piccolo Joseph stabilisce un punto di contatto empatico con lo spettatore. E la sua biglia blu, che tiene stretta in mano, è la “bussola” che conduce lui e la sua famiglia verso la libertà. “Dignitosi, retti e fieri, come diceva il nonno”, dice il padre, a inizio film, ai due giovani protagonisti, invitati poco dopo a fuggire, da soli, per scampare alla deportazione: un foglio della mamma con appuntate le stazioni in cui recarsi, i treni da prendere, gli orari di partenza e arrivo dei convogli; ventimila franchi consegnati dal padre ai due figlioli, insieme ad una ruvida lezione di temerarietà impartita a suon di sberle al piccolo Joseph, affinché non si tradisca negando a chiunque di essere ebreo. Abbracciandolo subito dopo dicendogli “meglio il dolore di uno schiaffo che perdere la vita perché se ne ha paura”.

Un sacchetto di biglie, ambientato tra Parigi, Nizza e l’Alta Savoia, collocato tra il maggio 1942 e l’agosto 1944, è racchiuso tra queste due sponde, la conservazione della memoria di un’atrocità indelebile e l’unione insopprimibile di una famiglia esemplare. Con alcune figure ecclesiali cattoliche (un curato che salva Joseph e Maurice, senza documenti, da un controllo nazista in treno e un prelato che falsifica i loro certificati di battesimo pur di sottrarli alla morte) a distinguersi per limpida solidarietà cristiana. Un film che arriva dritto al cuore del pubblico, quello di Duguay. E non solo di quello che, ogni anno, accorre doverosamente in sala in occasione della Giornata della memoria.

 

UN SACCHETTO DI BIGLIE
Film di Christian Duguay
Con Dorian Le Clech, Batyste Fleurial, Patrick Bruel, Elsa Zylberstein
Francia, 2017
Durata: 109′

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.