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HOTEL GAGARIN (Simone Spada)
Un omaggio al cinema e alla sua forza espressiva

Se i personaggi principali di un film si chiamano rispettivamente Paradiso, Speranza e Beato, qualche domanda ad un cattolico sorge spontanea. Dietro alle apparenze di una commedia spensierata, canzonatoria e con qualche parolaccia di troppo, Hotel Gagarin (Italia, 2018) rivela una profondità inaspettata e ci regala un messaggio ricco di poesia e di umanità.

Franco Paradiso è un faccendiere senza scrupoli e con potenti appoggi politici che, per mettere le mani su di un importante finanziamento europeo, si improvvisa produttore cinematografico. Il copione del film sarà l’opera prima del professor Speranza (interpretato dal bravissimo Giuseppe Battiston), docente di storia in una scuola superiore di Roma, uomo estremamente colto, idealista e certamente ingenuo. Totalmente ignaro di essere vittima di una truffa, il prof. Speranza accetta di partire per l’Armenia con una sgangherata troupe raccolta alla bell’e meglio per iniziare la produzione del suo film. Mentre Paradiso sparisce subito con i soldi, i cinque italiani sono costretti ad un forzato soggiorno nello sperduto Hotel Gagarin dove, però, la loro avventura e le loro stesse vite prendono ben presto una direzione del tutto inaspettata.

Nel cast di Hotel Gagarin troviamo, oltre a Giuseppe Battiston, anche Claudio Amendola, Luca Argentero, Barbora Bobulova, Silvia d’Amico e, nei panni di un vecchio misterioso, Philippe Leroy. I cinque attori italiani interpretano, con le loro storie problematiche e interrotte, altrettanti modi diversi di concepire la vita e di cercare la felicità. C’è chi la cerca nello sballo, chi nel sesso o nel potere, chi nell’amore e chi, deluso, ha smesso di cercarla. A ben guardare la domanda di fondo di tutto il film riguarda proprio la felicità e la sua possibilità di realizzarsi nella vita di ciascuno di noi. “Vuoi essere felice, allora inizia”, chiosa ad un certo punto Speranza, citando in modo estremamente appropriato Lev Tolstoj e dando così una svolta al racconto.

Oltre agli attori già ricordati, Hotel Gagarin ha indubbiamente un altro grande protagonista che è il cinema stesso, la settima musa, quella fabbrica capace di trasformare in realtà i sogni degli esseri umani. Il film che il prof. Speranza voleva inizialmente realizzare aveva un taglio quasi documentaristico. Ciò che alla fine si compie è un sogno fantastico. Sembrerebbe che lo stesso Simone Spada (regista del film al suo primo lungometraggio) viva con questo film il suo personalissimo passaggio dai Lumiere a Melies, dal cinema che descrive a quello che permette di sognare. Hotel Gagarin diventa dunque alla fine un omaggio al cinema e alla sua forza espressiva.

E se il Paradiso sembra per ora sfuggirci, la Speranza resta sempre l’ultima a morire. Beato chi non se la lascia rubare.

HOTEL GAGARIN
Regia di Simone Spada
con Claudio Amendola, Luca Argentero, Giuseppe Battiston, Barbora Bobulova, Silvia D’Amico
Italia, 2018
Durata 93 min.

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Sull'autore

Alessio Graziani

Don Alessio Graziani, sacerdote della diocesi di Vicenza dal 2004, si è laureato in Scienze della Comunicazione all'Università di Verona. Giornalista pubblicista, è direttore dell'Ufficio diocesano per le Comunicazioni Sociali e di Radio Oreb in Blu. Dal 2012 è presidente Acec Triveneta.