Due amici squattrinati che vivono alla giornata con l’unica ossessione di bersi l’ultimo bicchiere. Un timido studente di architettura e un Veneto rurale, tutt’attorno, che si apre immenso e provinciale come il Far West. Di questi ingredienti si compone il secondo lungometraggio di Francesco Sossai, giovane voce del bellunese capace di sintonizzarsi con l’epica della lentezza e dell’umanità ancorata agli autentici ancorché antichi valori della piccola comunità. Le città di pianura è infatti un road movie che viaggia alla velocità dello smaltimento di una sbronza attraverso l’esistenzialismo improvvisato di Carlobianchi e Doriano, spiantati cinquantenni, che, a modo loro, hanno scoperto il segreto del mondo. Mentre inseguono l’improbabile tesoro lasciato da un amico di ritorno dall’Argentina, s’imbattono in Giulio, moderno e insicuro, e lo invitano a seguirli nel loro surreale viaggio senza meta apparente. Buddy movie strutturato nel film itinerante, Le città di pianura è anche un romanzo di formazione sul vivere alla giornata che fonda la propria forza sulla rotondità di personaggi definiti dai tempi lunghi di un territorio tanto alienante quanto ancorato alla solidità delle relazioni, per quanto sgangherate possano sembrare. Esemplare di un cinema diverso dai codici della contemporaneità italiana, quello di Sossai porta con sé gli echi ritmici e poetici della New Hollywood ma con una profonda aderenza a un luogo su cui, peraltro, insiste lo spettro dello sventramento a causa della costruzione di un’autostrada. Ciò che lo sguardo cattura è – dunque – la memoria preventiva di un mondo che sta scomparendo, così come le certezze di una cittadinanza resiliente. Ottime, infine, le interpretazioni di Sergio Romano e Pierpaolo Capovilla capaci di infondere di verità lo spirito dei due protagonisti, cui si affianca il sempre bravo Filippo Scotti.
Sceneggiatura e regia: Francesco Sossai
Cast: Sergio Romano, Pierpaolo Capovilla, Filippo Scotti, Roberto Citran, Andrea Pennacchi
Italia/ Germania 2025
Durata: 100′