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DAL PIANETA DEGLI UMANI (Giovanni Cioni)
Oscure memorie di frontiera

La frontiera tra Ventimiglia e la Francia è da sempre un luogo di transito strategico quanto rischioso. La Storia vi ha sedimentato memorie inquietanti che affondano nel mistero.

A mezz’ora di strada dalle luci festivaliere di Sanremo esiste un mondo oscuro e misterioso, benché radicato nella Storia, dove uomini e bestie si fondono al di là del Bene e del Male.  C’era una volta a quei tempi, ai nostri tempi” recita la voce avvolgente del Narratore perché quanto va raccontando è una fiaba immaginifica e straziante, più dark del mare notturno che lambisce le coste rivierasche. E quanta verità c’è in questa “storia incredibile” lo sa bene il Narratore, perché lui ne è il regista: Giovanni Cioni, artista del documentario, classe 1962, italiano “del mondo” che l’ha premiato ai migliori festival.  Questa sua nuova avventura testimoniale parte come esplorazione di un territorio nel presente e diventa il viaggio in un passato inquietante come un thriller, angosciante come un horror.  Il racconto è circolare: procede a ritroso per poi rimbalzare nella contemporaneità pandemica che “esiste, non esiste”. Al centro è il tema delle distorsioni della Storia che intrecciano quelle della frontiera, qui esemplificata nell’italo-francese di Ventimiglia, un varco intentato da migliaia di migranti, regolarmente bloccati e rispediti in un limbo atroce, tra il silenzio e l’indifferenza dei più.  Gli sciagurati, i cui nomi e le vicende il Narratore prova a riordinare nel suo testo lirico cadenzato in versi sciolti, vengono ingabbiati in cisterne come le scimmie che – rivela Cioni – negli anni Venti erano rinchiuse dal famigerato chirurgo russo-francese Serge Voronoff, sorta di Frankestein che trapiantava testicoli di scimmia negli uomini come “cura di ringiovanimento”.  Per questo divenne famoso, ricco, celebrato: creava mutanti oltre la frontiera della coscienza nella sua villa di Grimaldi che proprio sopra la frontiera giaceva.  Altra scoperta: dal giardino della villa parte un sentiero segreto, il Passo della Morte, quello che portava Oltralpe i partigiani, e che oggi è attraversato dai reietti di cui sopra, dopo il limbo delle cisterne. Il “testimone beffardo della Storia” ha un’altra rivelazione: poco più in qua, a Bordighera, sorge un altro vessillo degli orrori, l’Hotel Angst dove Mussolini e Hitler s’incontravano, tramavano razzie.  La follia, l’oblio, l’urgenza dei fantasmi ancestrali e degli zombie contemporanei, il tutto in un frammento di mare, terra e roccia anestetizzato dal turismo balneare di allora come ora: in Dal pianeta degli umani nulla sfugge e tutto si mescola, fra riprese odierne, footage d’archivio e sequenze di pellicole emblematiche come il King Kong del 1933, la bestia mostruosa nella gabbia degli umani. “Essere in vita, quale vita?” accusa il Narratore in questo requiem di straordinaria intensità emotiva e qualità artistica, cinema allo stato primigenio, ove l’invisibile si fa visibile e Memoria.  

DAL PIANETA DEGLI UMANI
di Giovanni Cioni
Italia/Francia/Belgio 2021
Durata: 83′

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Sull'autore

Anna Maria Pasetti

Anna Maria Pasetti Milanese, saggista, film programmer e critica cinematografica, collabora con Il Fatto Quotidiano e altre testate. Laureata in lingue con tesi in Semiotica del cinema all’Università Cattolica ha conseguito un MA in Film Studies al Birkbeck College (University of London). Dal 2013 al 2015 ha selezionato per la Settimana Internazionale della Critica di Venezia. Si occupa in particolare di “sguardi al femminile” e di cinema & cultura britannici per cui ha fondato l'associazione culturale Red Shoes. . Ha vinto il Premio Claudio G. Fava come Miglior Critico Cinematografico su quotidiani del 2020 nell’ambito del Festival Adelio Ferrero Cinema e Critica di Alessandria.