In evidenza Dopo i titoli di coda News Schede Cinema Approfondimenti

Dopo titoli di coda: NONOSTANTE
Assorti nell'amore

Nonostante

La scheda di Nonostante qui riportata, a cura di Arianna Prevedello, è parte del Sussidio per il Giubileo 2025 che potete leggere qui.

Dopo i titoli di coda è una rubrica per animatori e animatrici culturali delle SdC che, dando per assodata la visione del film, tralascia la trama e agisce lo spoiler a favore dell’approfondimento di film complessi e delicati mettendo al centro domande, connessioni e dinamiche formative.

nonostante

Nonostante è una storia d’amore in corsia, ma non quelle che abbiamo visto finora. Qui l’ospedale è un luogo astratto eppure metaforico dove si muovono lui, lei, il curiosone, il volontario, il giovane nonostante, la moglie del curiosone, il nonostante sfascio e la veterana. Non ci sono nomi propri perché va in scena un teatro che gratta, sottocutaneo che sposta tutti dove non vorremmo mai finire: senza preoccupazioni, ma in coma, eppure attivi. La fantasia è, insomma, al comando ma non è nemmeno un film di Paola Randi (Tito e gli alieni e Storia del Frank e della Nina) che ci ha abituati a questo tipo di scherzi, per poi fare sul serio più del vero. È lo sguardo di Valerio Mastandrea, qui in triplice versione di attore, regista e sceneggiatore, che mette le tende con singolare garbo in un reparto di neurologia e ne tira fuori un vademecum per la vita. Se il di qua, infatti, lo conosciamo già e il di là non è dato saperlo, non rimane che arare quella terra di mezzo dove il corpo è ancora nel “qua” e l’anima già in una dimensione di “altrove”.

È a questo paesaggio dell’anima, un vero mindscape, che Valerio Mastandrea aggrappa la sua seconda regia, scritta con Enrico Audenino, e lo fa con una delicata tenacia orientata ancora una volta a scandagliare i dintorni del passaggio definitivo che riguarda tutti. E se vogliamo anche del rimanere, dopo un più o meno lungo riposo sebbene molto attivo e della cui vivacità però non si ha memoria. Con la sua opera d’esordio, Ride (2018), lo sguardo era tutto per Carolina, vedova da poche ore e titolare di un atteggiamento alquanto anomalo nei confronti del suo lutto. Qui, invece, in una sorta di sentimento vergine tra lo sfidante e il rassegnato, Mastandrea ci introduce all’intima routine ospedaliera dei “comatosi”, una comunità di assorti con una libertà limitata tra amicizie in corsia e gite fuori porta con rientro in giornata.

Dentro a questa macabra spensieratezza sempre intrisa di struggente precarietà – dobbiamo preferire la vita o lo stato vegetativo? –, Mastandrea cova l’amore, un sentimento che accanto all’amicizia per i colleghi sdraiati (un’ombrosa Laura Morante e un trasparente Lino Musella) va a riconfermare le regole del gioco del di “qua”. Se i vivi se la giocano nel dolore andando a prendersi un cane – mi raccomando etico: il cameo esilarante sul canile di Barbara Ronchi –, i quasi morti che forse, meglio ridirlo, forse torneranno vivi lasciano invece aperta la porta all’amore come spinta alla vita. La nuova arrivata in reparto che ha il volto dell’argentina Dolores Fonzi, appare come un evento messianico che scuote le lenzuola di arti impalati e tinge di essenziale un tempo che si vorrebbe sprecato.

Nonostante film

Nonostante è l’attimo di bene dove non si sa più tenere a bade le parole – un commovente Mastandrea che straparla d’amore –, è la centrifuga che agita le acque a favore di una vita senza contratti possessivi, senza pretese, senza eredità materiali ma che si nutre, piuttosto, di quel poco di cui bisognerebbe vivere sempre, in attesa del Twisters che ci strapazzerà verso quel viaggio senza ritorno. Il rito del vento è un espediente visivo che si trasforma in una benevola corrente che arriva dritta in sala a ricordarci la responsabilità di quel «Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà» (Mt24,42). È la dinamica dell’attesa, dell’abitare quella soglia in cui la morte che verrà partecipa già nel nostro presente e la figura sbilenca del clown volontario, indigente di skills come si usa dire, è un monumento a questo modo di stare al mondo. La speranza, la virtù teologale più impalpabile, non può che essere, allora, la postura di chi ama sempre, da svegli e da assorti, dalla corsia o dalla barca che scompare sotto il ponte. È l’amore cambia volto ma non statuto. L’amore che cresce ovunque anche dove l’assenza di attività cerebrale ci autorizzerebbe a fischiare il film.

L’unica regola di questo viaggio fantastico rimane, allora, l’atto dell’amare che ci candida alla categoria dei Nonostante, stirpe eletta che Mastandrea prende in prestito dal poeta Angelo Maria Ripellino che così chiamava se stesso e gli altri degenti «piegati da raffiche» in sanatorio in Repubblica Ceca. «I nostri “Nonostante” – spiega il regista – sono questi, un avverbio che si fa sostantivo, un popolo di persone che solo quando incontra l’amore prova a opporsi alla sofferenza». Se la prima parte dell’opera fatica lievemente ad ingranare, coerentemente con il cuore ingessato del protagonista in corsia, il film si rianima nella seconda metà sempre come il Lui che abbraccia la sorte credente della “persona Nonostante”, che non nega fiducia alla vita. E sebbene alcuni passaggi emanino un altrettanto lieve sentore di prevedibilità, di fatto non inficiano mai l’affetto che Mastandrea riversa sui suoi personaggi alle prese con l’ultimo salto in lungo della vita. Di certo da ora in poi, senza svelare troppo, staremo più attenti ai colpi d’aria e daremo molto più credito agli stonati.

Vivere è stare svegli
e concedersi agli altri,
dare di sé sempre il meglio,
e non essere scaltri.
Vivere è amare la vita
con i suoi funerali e i suoi balli,
trovare favole e miti
nelle vicende più squallide.
Vivere è attendere il sole
nei giorni di nera tempesta,
schivare le gonfie parole,
vestite con frange di festa.
Vivere è scegliere le umili
melodie senza strepiti e spari,
scendere verso l’autunno
e non stancarsi d’amare.
Angelo Maria Ripellino, Poesie. 1952-1978, Torino, Einaudi 1990

Potete seguire ACEC anche su Facebook e Instagram

Scrivi un commento...

Sull'autore

Arianna Prevedello

Scrittrice e consulente, opera come animatore culturale per Sale della Comunità circoli e associazioni in ambito educativo e pastorale. Esperta di comunicazione e formazione, ha lavorato per molti anni ai progetti di pastorale della comunicazione della diocesi di Padova e come programmista al Servizio Assistenza Sale. È stata vicepresidente Acec (Associazione Cattolica Esercenti Cinema) di cui è attualmente responsabile per l’area pastorale.