Filmcronache

LA VERITÀ STA IN CIELO (Roberto Faenza)

 

22 giugno del 1983: la scomparsa della quindicenne Emanuela Orlandi dà avvio a uno dei più clamorosi “misteri d’Italia” giacché il suo caso diventa oggetto d’indagini e depistaggi in cui sono coinvolti importanti esponenti dello Stato, del Vaticano e della criminalità. Dopo trent’anni emerge una nuova inquietante versione, grazie alla confessione dell’ex compagna del capo della Banda della Magliana “Renatino” De Pedis, che entra in contatto con una giornalista inglese in Italia per indagare su “Mafia Capitale”.

 

Alternando due linee temporali che si snodano lungo trent’anni (la prima ha inizio nel 1983, l’anno del rapimento, la seconda nel 2014), il diciannovesimo lungometraggio di Roberto Faenza tenta di alimentare uno dei generi che hanno maggiormente caratterizzato la produzione italiana negli ultimi cinquant’anni: il film-inchiesta. Un’operazione dunque informata dalla struttura del genere stesso e che si rifà alla clamorosa riapertura del caso avvenuta in seguito alle dichiarazioni rilasciate nel 2006 alla trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?” da Sabrina Minardi, la donna che tra il 1982 e il 1984 intrattenne una relazione con De Pedis. Se però il riferimento di genere è rilevante e il tema di estremo interesse, gli esiti de La verità sta in cielo sono purtroppo assai lontani sia dai modelli introdotti da Francesco Rosi, sia dalle prove di registi che ne hanno tentato di seguire le tracce (come Giuseppe Ferrara o Marco Tullio Giordana ad esempio). Le due linee temporali infatti non sembrano ben amalgamate, appesantite da una sceneggiatura che persegue una “tesi” ma in cui la maggior parte dei personaggi non va oltre la propria funzione narrativa, nonché da dialoghi didascalici, molto simili a una docu-fiction di matrice televisiva. E anche se non mancano aspetti d’indubbio interesse – ad esempio il tentativo di ricostruire l’ambigua rete di rapporti che collegava i “poteri forti” – La verità sta in cielo appare più come un’occasione mancata che un’opera compiuta.

 

Interpreti: Riccardo Scamarcio (Enrico “Renatino” De Pedis), Maya Sansa (Maria), Greta Scarano (Sabrina MInardi), Valentina Lodovini (Raffaella Notariale)

Nazionalità: Italia

Durata: 94′

Scrivi un commento...

Sull'autore

Francesco Crispino

Francesco Crispino è docente di cinema, film-maker e scrittore. Tra le sue opere i documentari Linee d'ombra (2007) e Quadri espansi (2013), il saggio Alle origini di Gomorra (2010) e il romanzo La peggio gioventù (2016).