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LO and BEHOLD INTERNET: IL FUTURO E’ OGGI (Werner Herzog)

Era il 1969 quando nella stanza 3420 della Univesity of California di Los Angeles veniva “fisicamente” assemblata la prima rete che connetteva quattro atenei americani. La macchina entro cui l’antesignano di Internet vedeva la luce era un ingombrante “scatolone”, di quel materiale militare “dall’odore inconfondibile”, spiega il professor Leonard Kleinrock, docente alla UCLA. È ascoltando la sua testimonianza che Werner Herzog inizia la sua indagine nell’universo della più importante invenzione tecnologica dell’era moderna. Lo and Behold Internet (Ammira Internet, ndr) suggerisce un percorso in 10 tappe/capitoli che tenta – à la Herzog – di riflettere sugli effetti endemici della rete sull’umanità, una vera e propria rivoluzione scientifica e filosofica che ha reso il mondo (forse) irreversibilmente connesso.

Persino i monaci hanno smesso di meditare: stanno twittando. Suggestiva e inquietante, l’immagine dei monaci buddisti concentrati sul loro smartphone è la metonimia perfetta dei nostri tempi. Sullo sfondo si stagliano grattacieli affilati che sembrano dialogare con gli oggetti tenuti stretti nelle loro mani, il grigio metallico fa pendant con l’arancione delle tuniche: un contrasto tanto casuale quanto eloquente. Dove sta andando il mondo della connessione globale? Fino a che punto Internet sarà in grado di rivoluzionare le nostre esistenze? Spinto e armato dalle consuete curiosità e arguzia che lo accompagnano da sempre, Werner Herzog è partito alla ricerca del Senso profondo che pervade Internet, ad oggi la più imponente rivoluzione tecnologica del terzo millennio. Se ab origine era uno scatolone chiuso in un’università californiana, oggi è la normalità chiusa nelle nostre mani, in ogni angolo del pianeta. Un pianeta divenuto echianamente ipertestuale nonché orwellianamente sorvegliato. Meraviglia e terrore, libertà e trappola: tutto e il suo contrario sfilano davanti all’obiettivo del grande regista tedesco che si tiene sempre alla giusta e “ironica” distanza dal suo racconto, sempre sospeso fra scienza e arte. Non potevamo chiedere di meglio all’uomo che camminava scalzo alla ricerca del Grizzly, oggi la belva è ramificata attorno e dentro di noi e sta a noi – naturalmente – controllarla.

Regia: Werner Herzog

Durata: 108′

USA 2016

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Sull'autore

Anna Maria Pasetti

Anna Maria Pasetti Milanese, saggista, film programmer e critica cinematografica, collabora con Il Fatto Quotidiano e altre testate. Laureata in lingue con tesi in Semiotica del cinema all’Università Cattolica ha conseguito un MA in Film Studies al Birkbeck College (University of London). Dal 2013 al 2015 ha selezionato per la Settimana Internazionale della Critica di Venezia. Si occupa in particolare di “sguardi al femminile” e di cinema & cultura britannici per cui ha fondato l'associazione culturale Red Shoes. . Ha vinto il Premio Claudio G. Fava come Miglior Critico Cinematografico su quotidiani del 2020 nell’ambito del Festival Adelio Ferrero Cinema e Critica di Alessandria.