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A DIFFERENT MAN (Aaron Schimberg)
L'apparenza inganna

Edward è affetto da una sindrome che ne deturpa mostruosamente il volto. Lavora come aspirante attore, ma è intimamente depresso e profondamente solo. L’incontro con l’aitante vicina di casa sceneggiatrice e drammaturga in erba, che da lui è misteriosamente attratta, segna un punto di svolta per la sua esistenza. Decide infatti di affidarsi alle miracolose mani di un chirurgo che gli promette di trasformarlo in “normale”, mutando dunque in un uomo “nuovo”, Guy.  Ma l’entrata in scena di un nuovo personaggio, Oswald, crea in lui un inedito e apparentemente peggiore stato d’animo. Con risvolti piuttosto sorprendenti.

Rovesciare La bella e la bestia mescolandovi The Substance, Dr Jeckyl and Mr Hyde, The Elephant Man, parecchio Cronenberg e Almodovar e, perché no, un pizzico di Amleto. Quanto ne deriva non è la semplice somma di citazioni, bensì un thriller drammatico con sottotesto di commedia nerissima portatore di una certa originalità. Perché A Different Man, acclamato dal Sundance al Festival di Berlino 2024 dove il protagonista Sebastian Stan (il giovane Donald Trump di The Apprentice) ha ottenuto meritatamente il premio come miglior attore, nasce essenzialmente dall’esperienza personale dello sceneggiatore e regista Aaron Schimberg unita all’osservazione del reale. Un testo scritto e diretto con la duplice intenzione di sorprendere lo spettatore e di cavalcare l’eterno tema identitario che oppone diversità vs normalità fra interiorità (sostanza) ed esteriorità (apparenza). Al centro dello sguardo trovano riflessione anche la metamorfosi, i sentimenti, il teatro quale palcoscenico di verità e, appunto, identità.

Peccato che da un testo così dirompente e ricco di idee, Schimberg non abbia saputo trasmettere attraverso scrittura e regia l’intensità drammaturgica e narrativa auspicate, ovvero mantenendo per l’intero film l’ottimo livello della prima parte. A ritmo jazzy (bella la colonna sonora a sfondo di una ruvida New York molto off Broadway) la vicenda della trasformazione e del rispecchiamento Edward/Guy si articola infatti con una certa disinvoltura fino al punto di svolta del racconto, a partire dal quale la sostanza del film subisce un’infelice accelerazione. Buona la prova degli attori tra i quali, oltre a Stan, si distingue l’attore realmente “different” Adam Pearson.

Sceneggiatura e regia: Aaron Schimberg

Cast: Sebastian Stan, Renate Reinsve, Adam Pearson

USA 2024

Durata: 112′

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Sull'autore

Anna Maria Pasetti

Anna Maria Pasetti Milanese, saggista, film programmer e critica cinematografica, collabora con Il Fatto Quotidiano e altre testate. Laureata in lingue con tesi in Semiotica del cinema all’Università Cattolica ha conseguito un MA in Film Studies al Birkbeck College (University of London). Dal 2013 al 2015 ha selezionato per la Settimana Internazionale della Critica di Venezia. Si occupa in particolare di “sguardi al femminile” e di cinema & cultura britannici per cui ha fondato l'associazione culturale Red Shoes. . Ha vinto il Premio Claudio G. Fava come Miglior Critico Cinematografico su quotidiani del 2020 nell’ambito del Festival Adelio Ferrero Cinema e Critica di Alessandria.