Una giovane donna medico e madre single, suo fratello tossico e malato, e soprattutto sua figlia 13enne. Sono loro i tre personaggi che animano Alpha, il terzo lungometraggio di Julia Ducournau, che torna a Cannes dopo la vittoria nel 2021 della Palma d’oro con Titane. Eponimo della giovanissima protagonista, Alpha è un dramma di fantascienza umanista e distopica che ricalca i temi cari alla cineasta francese, in primis lo sguardo sul corpo e le sue trasformazioni, ma anche le relazioni familiari, l’isolamento e la diversità, il tutto attraverso una radicalizzazione del linguaggio che ormai sembra la cifra estetica ed etica dell’autrice. Rispetto ai lavori precedenti, tuttavia, Alpha presenta un’ulteriore estremizzazione dei toni, tanto visivi quanto e soprattutto sonori, veicolando un effetto disturbante atto a enfatizzare i gesti e le percezioni dei personaggi dentro a un racconto di per sé piuttosto semplice, inquadrato sullo sfondo dell’esplodere di una epidemia letale che marmorizza i corpi con puntualizzazioni temporali nel 1982 e 1990. L’ovvio riferimento alla diffusione del virus HIV si combina con l’esperienza della paura da contagio della recente pandemia da Covid-19: quali zombie contemporanei i malati mutano in mostri pietrificati sotto le cure generose della giovane medico, madre e sorella mentre sua figlia Alpha, possibilmente contagiata da un ago, attende i risultati del test. Filtrato da un pantone cromatico desaturato dai forti contrasti, Alpha è un film sui fantasmi, sul sangue quale veicolo simbolico di comunicazione, positiva quando è famigliare, negativa quando è contagioso, ma anche del passaggio alla pubertà di Alpha, il cui tormento psico-fisiologico è cinematograficamente tradotto in un terremoto di visioni e rumori. Complessivamente il progetto enunciativo di Alpha, per quanto legittimamente ambizioso e metaforico, sembra sortire in un fuori controllo caotico e generalizzato dei codici filmici: scene esasperate ed esasperanti accompagnate da un commento musicale roboante ossessivamente onnipresente. Alpha è insomma il classico esempio di un cinema pretenzioso e presuntuoso, grossolanamente perturbante e morboso, che purtroppo segnala un passo falso nella ancor giovane carriera di Ducournau.
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