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BERLINO, ESTATE ’42 (Andreas Dresen)
La ribellione silenziosa al nazismo

Una storia d’amore e di resistenza. Una vicenda realmente accaduta, poco nota ma profonda e illuminante. Berlino, estate ’42 contiene già nel titolo le coordinate di una ribellione silenziosa al regime nazista, condensata in un movimento clandestino ribattezzato l’Orchestra rossa, per la sua ispirazione comunista, diverso eppure simile alla Rosa bianca, di matrice, invece, cattolica, attivo nello stesso periodo. Due giovani donne a farne parte, accomunate dall’identico, tragico destino: là Sophie Scholl, figura già portata sullo schermo vent’anni fa, qui, nel nuovo lungometraggio di Andreas Dresen, Hilde Rake, assistente medico nella capitale tedesca, membro di un piccolo gruppo di oppositori di Hitler, sposa proprio di uno di essi, Hans Coppi, madre di un bambino nato in carcere, dopo essere stata arrestata per cospirazione, detenuta in attesa del processo. Un percorso ricostruito da Dresen attraverso continui flashback che ricollegano il presente, doloroso e funesto, al recente passato, caratterizzato invece dalla passione, ideologica e sentimentale. E’ proprio in questo contrasto, temporale, politico ed esistenziale (alimentato da una fotografia che rabbuia volti e ambienti oppure si apre, in esterno, ad una luce abbagliante) che Berlino, estate ’42 trova una forma di racconto adeguata a rievocare fatti ed eventi chiusi da un finale raggelante. L’attenzione ai dettagli, ad una quotidianità dapprima serena e spensierata, con le gite al lago e le corse in motocicletta, poi, con la reclusione della protagonista, ad una precarietà sofferta e sfibrante, appena attutita dalla gioia della maternità, permette al film di superare, senza retorica, la prova della memoria storica, e allo spettatore di incunearsi in un ‘orizzonte emotivo’ che Liv Lisa Friel, nei panni di Hilde, restituisce con palpitante intensità. A cominciare dall’interrogatorio della ragazza da parte della Gestapo, nella sequenza iniziale, l’opera di Dresen compone il ritratto di una generazione in lotta per alti ideali e getta, dall’interno, uno sguardo accurato su un’epoca vissuta nel rifiuto all’obbedienza gerarchizzata. Lampi di coraggio e sussulti di coscienza che, da quell’estate berlinese del 1942, sono di monito, ancora oggi, per il loro forte desiderio di giustizia e libertà.

 

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.