Questo articolo fa parte di una scheda a corredo del webinar per soli esercenti sui film di Venezia 82 a cura di Arianna Prevedello e Gabriele Lingiardi. Potete trovare l’articolo in aggiornamento con tutti i film qui.
SINOSSI UFFICIALE
Il professore a settant’anni suonati ha trovato finalmente la serenità, ha una bella casa, una discreta pensione, degli amici con cui scherzare, una signora con cui passare qualche giornata. Si dedica solo a cose piacevoli. Fino a quando la sua vita è messa sottosopra dall’arrivo della figlia, in crisi coniugale, e dei due ingombrantissimi nipotini. Nuove preoccupazioni, nuove angosce, ma anche nuovi affetti…
POETICA
Presentato alle Giornate degli Autori Come ti muovi, sbagli è il terzo film dopo Astolfo e Lontano Lontano che Gianni Di Gregorio scrive con Marco Pettenello, sceneggiatore sodale anche di Andrea Segre, Antonio Padovan e Carlo Mazzacurati. L’intuizione di far compiere al genero del professore un gesto “fioretto” per riparare anche fisicamente al danno compiuto (il tradimento ai danni della figlia interpretata da Greta Scarano) è venuto proprio dall’ispirazione reale di un fatto capitato ad un amico di Pettenello. Questo impeto di autocritica così pratico che si concretizza in cammino che dalla Germania si concluderà a Roma (la Via Romea?) ben si associa allo stile bonario che caratterizza da sempre le opere di De Gregorio.
LA COSA PIÙ BELLA
Le famiglie normali non esistono. Esistono però quelle disfunzionali ma a Di Gregorio non interessano. Il regista che dal 2008 con Pranzo di ferragosto ha inaugurato la sua saga “sulla certa età” sembra molto più motivato a narrare la voglia dei pensionati medi di salvaguardare la propria ruotine dalle rotture di scatole. La felicità come assenza di fastidi è l’equilibrio da ritrovare, ma per riuscirci bisognerà riportare la pace tra figlia e marito. È insomma un egoismo generativo che rinsalda le famiglie e in esse le coppie genitoriali e, nel mentre, lascia in pace i vecchi. Il “welfare” di Di Gregorio, sempre fedele ad una semplicità estetica esasperata, assicura quindi qualche risata buona e adatta a tutta la famiglia.
CONNESSIONI
Il pubblico pagante in sala alle anteprime veneziane era piacevolmente coinvolto e divertito. Mi ha ricordato molto la sensazione che ho percepito nel pubblico delle proiezioni di Come fratelli. Si tratta di un pubblico che non ambisce a virtuosismi o al cinema d’autore a tutti i costi, ma che ben si accomoda in quei prodotti destinati al cinema con quell’outfit ibrido un po’ cartolina patatina, un po’ strizzo l’occhio alla scrittura più televisiva.
ALERT
Sconsigliato a quelli che destano il lieto fine a tutti i costi.
