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ETERNITY (David Freyne)
Innamorarsi nell’aldilà

Una commedia romantica brillante, con battute frizzanti, colori pastello e scenografie vintage. Un racconto spigliato, immerso in atmosfere insieme fiabesche e pop, idilliache e sognanti, che parte benissimo, si inceppa a metà percorso, riprende quota verso il finale. Sfuggendo ben presto alla dimensione terrena, facendo approdare una coppia di anziani, defunti a pochi giorni di distanza l’uno dall’altra, in un purgatorio brulicante di anime in attesa di un aldilà personalizzato sulle proprie esigenze, Eternity riprende e rilancia la lezione delle grandi rom-com americane, aggiungendovi una spruzzata di critica sociale e di meschinità tutt’altro che celestiale. Se le vette del cinema di Wilder o di Lubitsch restano ben lontane, il film dell’irlandese David Freyne, nel quale una defunta deve decidere in soli sette giorni se passare la vita eterna con il marito, sposato da più mezzo secolo, o con il primo amore, che da quasi settant’anni la sta aspettando al varco, risulta tuttavia gradevole e pimpante, ben interpretato (sia dal terzetto di protagonisti che nei ruoli secondari) anche se, a più riprese, mostra un certo affanno nel tentare di non perdere i giri dell’attenzione spettatoriale, con trovate un po’ forzate. Meno in linea con il marchio di fabbrica produttivo A24, più originale e spiazzante in altri titoli, Eternity pulsa di un sentimentalismo qua e là zuccheroso, compensato però da un’ironia non di rado pungente e da un velo melodrammatico di riflessione esistenziale. L’aldilà immaginato da Freyne non ha nulla di spirituale o metafisico, le implicazioni dell’after-life rispondono unicamente a logiche funzionali all’intrattenimento, ma alcune frecciate alla mercificazione del post mortem e ad una grettezza tutta terrena irrobustiscono il plot aggiungendo sostanza all’evanescenza. Un film, dunque, ammorbidito in ogni possibile spigolo, dove i corteggiamenti, le passeggiate lungo il viale dei ricordi, le zuffe tra i due contendenti altro non sono se non continui rimandi al dilemma fatale: se ci si debba abbandonare all’elettricità ardente della passione giovanile o abbracciare, per sempre, la devozione dei decenni trascorsi insieme.

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.

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