Questo articolo fa parte di una scheda a corredo del webinar per soli esercenti sui film di Venezia 82 a cura di Arianna Prevedello e Gabriele Lingiardi. Potete trovare l’articolo in aggiornamento con tutti i film qui.
Sinossi ufficiale
Father Mother Sister Brother è un lungometraggio, seppur attentamente costruito in forma di trittico. Tre storie che raccontano le relazioni tra figli adulti e genitori piuttosto distanti, e tra fratelli. Ognuna delle tre parti è ambientata nel presente e ciascuna si svolge in un paese diverso. Father è ambientato nel nord-est degli Stati Uniti, Mother a Dublino, e Sister Brother a Parigi. Una serie di ritratti intimi, osservati senza esprimere giudizi, in cui la commedia è attraversata da sottili momenti di malinconia.
Poetica
È un “olio essenziale Jim Jarmusch” in purezza, altissimo – sì, non tutti concordano – nel gestire con interpreti eccellenti questo solo, in apparenza, divertissement sulla famiglia tra imbarazzo, desolazione, conforto e, oserei dire, anche beatitudine. Un trittico che nella terza pala, nelle mani dei due fratelli gemelli, diventa inaspettatamente un altare, che piacerà molto a chi non ha fretta di passare al film successivo e ha la pazienza di aspettare il rilascio lento del cinema che resta. E qui rimane la sapienza della messa in scena dei legami familiari che trovano il loro corrispettivo nello spazio-tempo dell’incontro preceduto da un “viaggio (ro)verso” l’istituzione, la famiglia che ti è toccata in sorte, e che inevitabilmente già apparecchia il dramma.
La cosa più bella
Il podio è gremito di cose belle, ma le variazioni sul tema che ritornano in ogni episodio coagulano l’attenzione dello spettatore e innalzano il gioco dei rimandi (con qualche origine autobiografica) progressivamente ad una sorta di lectio magistralis: i Rolex più o meno certificati, il pantone di famiglia come un gruppo sanguigno, l’acqua come cartina di tornasole di una generazione o di un modo di stare al mondo, il fascino discreto delle bevande non alcoliche, i brindisi oltre il folklore, un Bob che diventa quasi mitologico… ma non è mai un darsi piacere velleitario del regista.
Connessioni
Questo Leone d’Oro sfugge (felicemente) ad utilizzi meramente strumentali, come un posizionamento tematico come poteva accadere invece con La stanza accanto di Almodovar su fine vita e dintorni. Accanto all’ambito familiare (come tornare a «Desolandia»accessoriata di genitori inadeguati o, talvolta definitivamente, assenti) val la pena segnalare che il film ha un talento esasperato nel rammentare l’anima degli oggetti, tra design ed etica, tra affetti e memoria, tra funzionalità e identità. Jarmusch archivia definitivamente i Venini di Almodovar di Venezia 81.
Alert
Nessuno, se non per quel tipo di pubblico che funziona esclusivamente con ciò che Jarmusch esclude programmaticamente: adrenalina, suoni estremi, azione, mistero… ecco, scordateveli!
