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FLOW – UN MONDO DA SALVARE (Gints Zilbalodis)
Negli occhi di un gatto

Con il suo primo lungometraggio animato, Away, cinque anni fa aveva raccolto attenzioni e premi internazionali. Ora, con Flow, prosecuzione ideale di un corto del 2012, il trentenne Gints Zilbalodis si rivela al pubblico come uno dei cineasti più promettenti e talentuosi della scena contemporanea. La sua opera seconda, a forte impronta ecologista, parte da uno sconvolgimento climatico, con prati, boschi e città di un imprecisato luogo sulla Terra sommersi da una devastante inondazione. Gli esseri umani sembrano scomparsi, a cercare di salvarsi, su un pianeta invaso dalle acque, restano solo gli animali, con un gatto, appartato e solitario, che per sopravvivere sale su una barca con a bordo altri improvvisati ospiti: un grosso roditore, un lemure geloso degli oggetti che custodisce, un cane festoso e giocherellone, un maestoso uccello timoniere. Una piccola Arca di Noè, ma senza il patriarca biblico, che scivola senza meta su nuovi mari per scampare al diluvio universale. Lavorando in sottrazione, rinunciando totalmente ai dialoghi, lasciando risuonare solo i versi degli animali e i rumori della natura, rifiutando la dimensione antropomorfa, evitando di rappresentare i protagonisti sotto forme e caratteristiche umane, il film del regista léttone, a livello grafico, si fonda su un design semplice e dai tratti pittorici, lontano dalla perfezione iperrealista di tanti prodotti targati Pixar/Disney o DreamWorks. Ma alla stilizzazione di figure approssimative sul piano mimetico (gli sfondi, invece, appaiono molto dettagliati) corrispondono una sceneggiatura sensibilissima all’evoluzione del racconto e una gamma registica sorprendente, alimentata da continui piani sequenza che spingono lo spettatore, al pari dell’improbabile equipaggio, ad un’esplorazione fisica e psicologica del territorio. Un’esperienza immersiva, dunque, capace di incorporare al suo interno più registri espressivi e generi cinematografici: l’avventura, il distopico, il favolistico, persino il trascendente, nel suo legame a doppio filo con il creato. Un gioiello davvero incantevole, colmo di meraviglia, poesia, tenerezza e stupore ancestrale.

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.