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FUNERAL CASINO BLUES – La recensione del film di Roderick Warich
Gli orizzonti di Venezia 82

Funeral Casino Blues

La speranza si nutre, spesso, di disperazione. Una grande città come Bangkok è vista, nei film della sezione Orizzonti alla 82 Mostra del Cinema di Venezia, come un luogo paradigmatico, come un conglomerato umano fatto di alienazione e sopravvivenza. La capitale thailandese, con oltre cinque milioni di abitanti, è il teatro in cui si muovono i personaggi di due film in concorso: Human Resource del tailandese Nawapol Thamrongrattanarit e Funeral Casino Blues del tedesco Roderick Warich. Entrambi raccontano la vita e le relazioni famigliari e lavorative delle giovani generazioni asiatiche. Il primo con uno sguardo interno alla vita di chi è impiegato nelle grandi aziende che hanno sede tra le distese di grattacieli, luoghi in cui il denaro viene prima della famiglia e la realizzazione nel lavoro sembra l’unico valore umano; il secondo ci porta nel sommerso delle vite di chi, per mantenere la propria famiglia lontana, vive facendo l’accompagnatrice per stranieri e passa la propria vita a scrivere nelle chat, con gli occhi sempre puntati sullo schermo del telefonino che non viene mai spento. Denaro, sesso e violenza sono i motori delle loro esistenze. Gli affetti sono stritolati dalle imposizioni sociali e schiacciati dall’architrave dei debiti economici.

In Funeral Casino Blues la protagonista Jen, interpretata dalla brava attrice emergente Jutamat Lamoon, è a Bangkok per lavorare. Fa la receptionist di un albergo dei bassifondi e arrotonda, in collaborazione con la coinquilina Pim (Jutarat Burinok), frequentando uomini stranieri come “fidanzata temporanea”. Quando uno di questi appuntamenti sfocia in violenza, Wason (Wason Dokkathum), un barista amico delle due ragazze, interviene in suo aiuto. Jen gli chiede di accompagnarla al prossimo appuntamento, Wason accetta, mentre vagano di notte per la città, tra loro nascono nuovi sentimenti. Anche Wason ha una doppia vita, oltre al suo locale, frequenta bische e ha ingenti debiti di gioco. L’uomo è costretto a fuggire da Bangkok per un periodo. Jen lo accompagna verso Pattaya e si perdono di vista. Settimane dopo, la coinquilina Pim contatta Wason perché Jen è scomparsa. Insieme partono alla sua ricerca nella cittadina natale della ragazza, vicino al confine con la Cambogia. Di Jen sembrano sparite le tracce.

Sul film pesa un evidente sguardo occidentale, tradito anche dal titolo, con una narrazione che fa emergere i temi del racconto senza entrare troppo nel profondo di un mondo orientale e urbano a noi distante. La modernità è la stessa, le sfumature culturali sono differenti. Roderick Warich è nativo di Colonia e vive a Berlino, già presente a Venezia, insieme a Timm Kröger, nel 2014 alla SIC con Zerrumpelt Herz e nel 2023 in concorso con Die Theorie von Allem, riassume così il suo punto di vista: “Migliaia di vite. In tasca un biglietto vincente della lotteria, destinato a comprare una casa a tua madre. La speranza del gioco d’azzardo e della religione. La speranza di una vita migliore. La speranza che nasce dalla disperazione.”

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Sull'autore

Simone Agnetti

Simone E. Agnetti, Brescia 1979, è Laureato con una tesi sul Cinema di Famiglia all’Università Cattolica di Brescia, è animatore culturale e organizzatore di eventi, collabora con ANCCI e ACEC, promuove iniziative artistiche, storiche, culturali e cinematografiche.

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