Anna Maria Pasetti recensisce Io sono ancora qui, di Walter Salles. Film visto in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia.
A 12 anni da On The Road, Walter Salles torna alla regia di un lungometraggio di finzione ispirandosi al volume autobiografico di Marcelo Rubens Paiva, Io sono ancora qui, del quale mantiene il titolo per la sua trasposizione cinematografica. Al centro è la storia della famiglia Paiva che vide l’arresto e successiva uccisione del capofamiglia Rubens da parte della dittatura militare sul finire del 1970. Se la sua vicenda si iscrive nella tragica cronaca dei desaparecidos brasiliani articolata nel ventennio del regime, Salles sceglie di raccontarla dal punto di vista del controcampo di chi è sparito, ovvero della famiglia e in particolare della moglie e madre dei cinque figli, Eunice Paiva. Vessata anch’ella dalla brutalità militare, la donna non solo fu chiamata a sostenere e crescere i figli da sola, ma anche a reinventarsi socialmente e professionalmente, divenendo metonimia della storia di un Paese ferito ma chiamato inesorabilmente a rialzarsi.
Prodotto in 7 anni coincidenti a diversi fatti politici che hanno rischiato di riportare il Brasile dentro a un nuovo regime, Io sono ancora qui si configura dunque per Salles come un progetto personale, data l’amicizia con la famiglia Paiva, ma anche fortemente politico tanto come memoria di un passato da non dimenticare quanto come monito per un futuro da non ripetere. Con il proprio sguardo realistico e al tempo stesso poetico che da sempre giustappone le microstorie individuali alla macrostoria di un popolo, e dunque l’immaginario famigliare che si fa collettivo, il cineasta carioca osserva e racconta la casa a Rio de Janeiro dei Paiva quale spazio simbolico della Storia così come personaggio che attraversa una vita, tra gioie e dolori, unioni e separazioni, fino al necessario svuotamento sulle cui mura però restano le tracce di un vissuto importante quanto emozionante.
Centrale è pertanto il valore dell’immagine cine-fotografica per questo nuovo lavoro di Salles che, anche grazie alla sensibile interpretazione della protagonista Fernanda Torres, risulta fra le opere meglio riuscite della sua filmografia.
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