Abel, Marianne e il preadolescente Joseph: li avevamo conosciuti nell’arguto ed esilarante L’uomo fedele. Il regista Louis Garrel, nei panni anche dello stesso Abel, ce li affida nuovamente nella sua brillante opera breve La crociata (67’ minuti sono una durata al cinema sempre più “medaglia al valore”). C’è qualcosa di seriale in questo proseguimento dei personaggi, ma non troppo da guastare la soglia di riconoscimento del profumo della settima arte che il figlio di Philippe Garrel dimostra di possedere con fermezza e spiccata autorialità.
In questa operetta, dedicata a Jean-Claude Carrière e scritta proprio con lo stesso sceneggiatore mancato a febbraio del 2021, i figli vendono di nascosto tutti i beni di lusso dei genitori impegnati così tanto nel loro ordinario mantenimento borghese da non accorgersi per mesi che quei beni in casa non ci sono più, tanto erano necessari al sostentamento quotidiano.
Costituitisi in una vera e propria organizzazione internazionale giovanile di minorenni solo all’anagrafe, utilizzano i proventi delle vendite on line per salvare il pianeta con progetti molto concreti oppositivi al “bla bla” degli adulti, stigmatizzato dall’attivista Greta Thunberg. Impegnati in modo manageriale nel progetto di mettere a dimora laghi e fiumi nelle aree desertiche dell’Africa, sono pienamente a loro agio nell’utilizzare le risorse digitali che hanno a disposizione.
Della serie, citando il prof. Matteo Lancini, psicoterapeuta e scrittore esperto di adolescenza e dintorni, mentre eravamo impegnati a farci vedere dall’insegnante per recuperare nostro figlio a scuola in un giorno di pioggia tra miriade di ombrelli e dopo esserci scapicollati giù per le strade della città, continuando magari una call di lavoro che non era finita all’orario preventivato, i nostri figli stavano nel frattempo prendendo appuntamento per obiettivi aziendali più significativi dei nostri, per crociate meno imbarazzanti di quelle dichiarate dai loro padri e madri boomers, X e vattelapésca.
Garrel gioca con sapienza con i piani del condominio della nostra società e inchioda lo spettatore adulto al muro della vergogna con la tiepida reazione del padre Abel, ancora alle prese con stilosi tentativi di raccolta differenziata e la madre Marianne (Laetitia Casta è moglie anche nella realtà) che dismesso l’abito Dior scopre l’Africa con un dress code da cartolina.
Joseph è la cartina tornasole delle sabbie mobili in cui abbiamo infilato i nostri figli: non sa se a 13 anni deve infilarsi ancora nel lettone con i genitori, se deve salvare davvero lui il pianeta, se deve credere di aver fatto l’amore con una ragazza ben più grande di lui, se deve farsi prestare un cagnolino per girare nel quartiere della coetanea che veramente vorrebbe frequentare senza ansie erotiche o se deve soltanto ballare recuperando un po’ di quella spensieratezza giovanile finita nel cassetto sbagliato della cabina armadio. Insomma adulti spensierati, adolescenti preoccupati? Soprattutto adulti spegnete Emily in Paris su Netflix e andate a vedere La crociata (sempre a Parigi!) al cinema.