Questo articolo fa parte di una scheda a corredo del webinar per soli esercenti sui film di Venezia 82 a cura di Arianna Prevedello e Gabriele Lingiardi. Potete trovare l’articolo in aggiornamento con tutti i film qui.
SINOSSI UFFICIALE
Algeri, 1938. Meursault, un tranquillo e modesto impiegato sulla trentina, partecipa al funerale della madre senza versare una lacrima. Il giorno dopo inizia una relazione occasionale con Marie, una collega, e torna rapidamente alla solita routine. Ben presto, però, la sua vita quotidiana è sconvolta dal vicino, Raymond Sintès, che lo trascina nei suoi loschi affari, finché su una spiaggia, in una giornata torrida, si abbatte la tragedia.
POETICA
Ogni tempo e, in esso, ogni autore che voglia dialogare con un testo cardine della letteratura deve trovare il grimaldello con cui scassinarlo, nel senso anche di tradirlo (senza paura), per tentare di portare quelle pagine straordinarie che hanno solcato i secoli anche in altri contesti e linguaggi. François Ozon ha accettato la sfida con Camus e l’ha condensata nella cornice di una sua battuta – «Ho ucciso un arabo» – che isolata dal resto e, quindi, rimessa al centro, cambia il risultato finale, inserendo il romanzo francese in una vicenda più grande (Francia contemporanea, oggi smarrita e disorientata anche politicamente) e inevitabilmente tenendo conto dell’esperienza di decolonizzazione che riguarda anche altri paesi. Si potrà, si dovrà discutere se sia la giusta prospettiva, quantomeno possibile, o se sia un tradimento del testo. Di certo il film ha una solidità di impianto, di messa in scena, di interpretazioni che meritano di essere viste e discusse a partire da un bianco e nero abbacinante: il critico Emiliano Dal Toso l’ha definito «ipnotico».
LA COSA PIÙ BELLA
Il dialogo in carcere con il prete, quando la fine sta per avvicinarsi, vale già da solo il biglietto. Profumo di grandi registi del passato. Potete immaginare i nomi… In ogni caso si tratta di un film indubbiamente colto che merita la spazio che Ozon si è guadagnato passo passo con una filmografia che ha regalato grandi soddisfazioni al pubblico. Lasciamo agli spettatori l’ardua sentenza!
CONNESSIONI
Rivedere o vedere per la prima volta la trasposizione di Visconti del ‘67 con Marcello Mastroianni. Fu considerata un’operazione non riuscita. Negli accostamenti – consigliateli in sala – ci si appassiona sempre di più al cinema e in questo caso anche alla letteratura (il romanzo è del 1942). Poi, anche qui, ognuno giudicherà per proprio conto. Benjamin Voisin è sempre più bravo: lo ricorderete già, per citarne alcuni, in Illusioni perdute, Estate ’85 e Noi e loro.
ALERT
Ogni volta che arriva al cinema una trasposizione di uno dei capisaldi della letteratura, quest’ultima troverà sempre estimatori e altrettanti detrattori. Ça va sans dire… provare, quindi, a tenerne conto anche nelle contestualizzazioni dell’opera in sala potrebbe orientare il pubblico a comprendere maggiormente la prospettiva scelta da Ozon e non solo l’operazione di traduzione filmica.
