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L’ORCHESTRA STONATA (Emmanuel Courcol)
La musica che cura l’anima

LA RECENSIONE:

La musica come veicolo di conoscenza reciproca e collante relazionale, come strumento di amplificazione di sentimenti inespressi e reconditi, come espressione dei moti dell’anima. Il cinema che ‘interiorizza’ le sette note, riverberandole in forme esplorative dei rapporti fra gli individui, non è certo una novità. Moltissimi gli esempi illustri, ai quali, con toni da commedia, si accoda anche L’orchestra stonata. La leucemia che viene diagnosticata ad un celebre direttore d’orchestra, il quale, avendo bisogno del trapianto di midollo osseo, scopre dalle indagini sulla compatibilità dei familiari non solo di essere stato adottato, ma anche di avere, nel Nord della Francia, un fratello consanguineo, un modesto operaio che suona il trombone nella banda comunale, è la scintilla narrativa del terzo lungometraggio dell’attore e sceneggiatore Emmanuel Courcol. La raffinatezza musicologa del quarantenne Thibaut e l’approccio ruspante del più giovane Jimmy sono facce diverse della stessa medaglia: le caratterizzazioni dei due protagonisti, che nel loro repertorio, professionale o amatoriale, composto da partiture classiche, sonorità jazz e marce popolari, incarnano due modelli antitetici ma complementari, arrivano a delineare non solo i profili esistenziali di due esseri umani più simili di quanto potessero pensare a prima vista, ma anche a farsi sintesi di antinomie destinate inevitabilmente a ricomporsi. Il confronto fra città e provincia, nel film di Courcol, modulato su un taglio sociale, vede un fitto sottobosco proletario, aggredito dalla crisi industriale, ravvivato da una compassata ed elitaria dimensione borghese attraverso un tenace impegno civile. Se la coniugazione degli opposti non sempre appare ben armonizzata, nei vari registri di cui si compone il racconto (con la malattia, ad esempio che torna improvvisamente ad insorgere dopo essere stata accantonata per larga parte del film), L’orchestra stonata riesce comunque nel suo intento, semplice e onesto . Senza scadere nel retorico o nel patetico, facendo sorridere e commuovere al ritmo del Bolero di Ravel.

 

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.