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MICKEY 17 (Bong Joon-ho)
Le cavie siamo noi

Fantascienza distopica, ma anche commedia grottesca, satira sociale, parodia politica e, allo stesso tempo, racconto sentimentale e denuncia ecologista. Tanti film in uno solo, Mickey 17, ispirato al romanzo quasi omonimo di Edward Ashton, un patchwork intrigante, ma dal difficile amalgama, che colpisce, comunque, per originalità di sguardo e talento registico. Produzione sfarzosa, targata Warner Bros, cast internazionale, con Robert Pattinson stralunato protagonista, l’ottavo lungometraggio di Bong Joon-ho, girato nel 2022, è collocato invece nel 2054, quando Mickey Barnes, senza un soldo in tasca, inseguito dai creditori, lascia la Terra imbarcandosi su un’astronave guidata da un comandante-tecnocrate, populista e megalomane, e diretta ad un lontano, glaciale pianeta per sperimentarne le possibilità di vita. Un viaggio che terminerà più di quattro anni dopo e nel quale Mickey, avendo firmato un contratto da “sacrificabile”, fa da cavia per il team di scienziati che lo spinge ripetutamente a morire, per testare un vaccino, per le radiazioni del cosmo, per cibi non assimilabili dall’organismo. Decessi, in realtà, solo apparenti, perché ad ogni morte corrisponde una rinascita attraverso una copia identica in tutto e per tutto all’originale, memoria personale compresa, sfornata da una stampante 3D. Fino a quando, nella serialità di diciassette scansioni e duplicazioni, un mancato trapasso porta alla presenza di due versioni della stessa persona. Costituito da un prologo, un iniziale flashback di mezz’ora, da un nucleo centrale, dove si dipanano, talvolta convulsamente, le tante sottotrame, e da un epilogo, che riprende le atmosfere più intime dell’incipit, il film rilancia i temi dell’intera filmografia del regista sudcoreano: la lotta di classe, come in Snowpiercer e Parasite, vincitore di quattro Oscar, e la spregiudicatezza del capitalismo selvaggio, come in Okja, aggiungendovi una compiaciuta dimensione ludica e, nella domanda ricorrente, “cosa si prova a morire?” i riflessi del trattato filosofico. Tragicommedia solo apparentemente scanzonata e farsesca, Mickey 17, dunque, sotto la sua risata pesante e il suo chiassoso infantilismo mostra il ghigno diabolico di un futuro cinico e disumano. Progettato da una classe dirigente insulsa e farneticante, ben rintracciabile anche nel presente.

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.