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SCOMODE VERITÀ (Mike Leigh)
Lacerazioni nascoste

Le fragilità umane, le difficoltà di comunicazione, le lacerazioni interne alle famiglie che traducono un malessere più ampio, di certo contemporaneo, ma profondamente universale. Sono i temi cari a Mike Leigh e sui quali torna a riflettere in Scomode verità, dopo due film ambientati nel 19° secolo, rispettivamente Turner e Peterloo. Era infatti dal 2010, con Another Year, che il regista britannico non sceneggiava e dirigeva un racconto nella Londra odierna, quella delle periferie residenziali dove è situata la villetta di Pansy, suo marito Curtley e il loro figlio Moses, un 22enne perso in se stesso. Casalinga ossessionata dalle pulizie, intollerante a chiunque e sempre lesta al litigio, la donna è l’esatto contrario di sua sorella minore,  Chantelle, parrucchiera solare, madre single affettuosa di due ragazze. La sottile cortina di ferro di Pansy, interpretata da un’eccezionale Marianne Jean-Baptiste, che ritorna a lavorare con Leigh a trent’anni da Segreti & Bugie, si scioglie non appena le due sorelle vanno in visita alla tomba della madre nel giorno della mamma. La riemersione dei rimossi, dei rimpianti, delle speranze infrante si acutizza con un silenzio assordante nella mente disturbata di Pansy, che da sempre le sue scomode verità ha cercato di nascondere ai suoi cari. Orchestrato con la consueta maestria nella direzione di un cast di bravura millimetrica, il 14mo lungometraggio di Mike Leigh accompagna il dramma della sua protagonista, irradiato presso i suoi famigliari, con il suo sguardo  puntuale, meticoloso, mai giudicante, alleggerito dalla classica ironia inglese, in altre parole una narrazione cinematografica che guarda con pietas ma con le giuste distanza e verità all’essenza dei personaggi che si fanno persone, tra i pregi e i difetti, le gioie e purtroppo gli inevitabili dolori.

Sceneggiatura e regia: Mike Leigh

Cast: Marianne Jean-Baptiste, Michele Austin

UK/Spagna 2024

Durata: 96′

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Sull'autore

Anna Maria Pasetti

Anna Maria Pasetti Milanese, saggista, film programmer e critica cinematografica, collabora con Il Fatto Quotidiano e altre testate. Laureata in lingue con tesi in Semiotica del cinema all’Università Cattolica ha conseguito un MA in Film Studies al Birkbeck College (University of London). Dal 2013 al 2015 ha selezionato per la Settimana Internazionale della Critica di Venezia. Si occupa in particolare di “sguardi al femminile” e di cinema & cultura britannici per cui ha fondato l'associazione culturale Red Shoes. . Ha vinto il Premio Claudio G. Fava come Miglior Critico Cinematografico su quotidiani del 2020 nell’ambito del Festival Adelio Ferrero Cinema e Critica di Alessandria.