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SILENZIO! (Teddy Lussi-Modeste)
Il bullismo al contrario

Julien è un giovane insegnante di lettere che viene ingiustamente accusato di molestie da una sua alunna adolescente. Si sparge la voce e l’effetto domino imprigiona entrambi in un ingranaggio fuori controllo. Con l’aggravante della mancanza di tutela da parte della dirigenza scolastica nei confronti di Julien.

“Il mio film è un grido. E finché c’è un grido esiste una speranza”. Ha dichiarato Teddy Lussi-Modeste, regista di Silenzio!, definendo il suo terzo lungometraggio nato dal racconto di una vicenda autobiografica. Lussi-Moleste infatti, oltre a occuparsi di cinema, insegna in una scuola nella periferia parigina e, coadiuvato in sceneggiatura da Audrey Diwan (premiata nel 2021 con il Leone d’oro per il suo La scelta di Anne – L’Événement), è riuscito a restituire sul grande schermo un episodio drammatico tanto sul piano professionale quanto su quello umano. Il grido a cui si riferisce è quello dei professori bullizzati dagli studenti che si trovano isolati nell’affrontare l’accerchiamento della classe, dei genitori e non per ultimo delle istituzioni che preferiscono tutelare appunto “il silenzio” piuttosto che gli insegnanti. Titolato in originale Pas de vagues, ovvero “nessuno scandalo”, il dramma di Lussi-Modeste rievoca appositamente il movimento organizzato dagli insegnanti francesi, #PasDeVagues, desideroso di far luce su questi eventi.

Al centro del film, condotto come una spirale a stringere, è il giovane Julien, prof idealista e coraggioso, che vorrebbe lasciare un segno nella formazione scolastica ma anche umana dei propri studenti esattamente come accaduto a se stesso con un suo insegnante. Lo scandalo totalmente privo di fondamenti che lo coinvolge produce dunque un effetto ancor più dirompente sulle ottime intenzioni di Julien, stretto in una morsa di reati non commessi, la cui unica colpa è quella di farsi coinvolgere troppo dai suoi ragazzi. Lussi-Modeste adotta il registro del realismo minimalista ambientando il suo dramma dalle tinte thriller quasi esclusivamente nell’unità di luogo scolastica e producendo sui personaggi dei ritratti tridimensionali assolutamente plausibili.  Un testo sicuramente emblematico sia per militanza che per essere una rappresentazione della scuola occidentale intesa come metonimia della società contemporanea.

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Sull'autore

Anna Maria Pasetti

Anna Maria Pasetti Milanese, saggista, film programmer e critica cinematografica, collabora con Il Fatto Quotidiano e altre testate. Laureata in lingue con tesi in Semiotica del cinema all’Università Cattolica ha conseguito un MA in Film Studies al Birkbeck College (University of London). Dal 2013 al 2015 ha selezionato per la Settimana Internazionale della Critica di Venezia. Si occupa in particolare di “sguardi al femminile” e di cinema & cultura britannici per cui ha fondato l'associazione culturale Red Shoes. . Ha vinto il Premio Claudio G. Fava come Miglior Critico Cinematografico su quotidiani del 2020 nell’ambito del Festival Adelio Ferrero Cinema e Critica di Alessandria.