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THE SMASHING MACHINE (Benny Safdie)
Il gigante fragile

Ispirato a un periodo della vita del lottatore di freestyle e submission wrestling Marc Kerr detto The Smashing Machine, l’eponimo nuovo film di Benny Safdie si presenta come la parabola discendente e poi ascendente della sua carriera inquadrata fra il 1997 e il 2009, quando si ritirò. Del campione originario dell’Arizona è messa in scena tanto la carriera agonistica quanto la vita privata, specie nelle dinamiche di coppia con la fidanzata Dawn. Uomo gentile e sensibile benché in apparenza brutale per la corazza somatica di cui era dotato, negli anni di pratica sportiva Kerr assunse degli opiacei, intensificandoli dopo la sua prima sconfitta di cui non riusciva a capacitarsi. Da quel momento inizia la sua repentina discesa, cui segue un periodo di rehab che lo riporteranno non tanto alle vittorie quanto a un agognato equilibrio. Storia classica del campione in crisi che prova a riscattarsi, salvando pubblico e privato, The Smashing Machine è informato nelle convenzioni del vecchio cinema di genere sportivo-esistenzialista senza nessuna variazione del caso. La scrittura e la regia sono dunque appiattite sui cliché, e neppure le buone performance del muscoloso Dwayne Johnson e di Emily Blunt riescono a sollevare il film da una spiacevole mediocrità.

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Sull'autore

Anna Maria Pasetti

Anna Maria Pasetti Milanese, saggista, film programmer e critica cinematografica, collabora con Il Fatto Quotidiano e altre testate. Laureata in lingue con tesi in Semiotica del cinema all’Università Cattolica ha conseguito un MA in Film Studies al Birkbeck College (University of London). Dal 2013 al 2015 ha selezionato per la Settimana Internazionale della Critica di Venezia. Si occupa in particolare di “sguardi al femminile” e di cinema & cultura britannici per cui ha fondato l'associazione culturale Red Shoes. . Ha vinto il Premio Claudio G. Fava come Miglior Critico Cinematografico su quotidiani del 2020 nell’ambito del Festival Adelio Ferrero Cinema e Critica di Alessandria.

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