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TUTTO QUELLO CHE RESTA DI TE (Cherine Dabis)
Il corpo palestinese

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A distanza di dodici anni dal precedente May in the Summer e a ben sedici dall’esordio di Amreeka, Tutto quello che resta di te rappresenta l’atteso ritorno alla regia di un lungometraggio da parte di Cherine Dabis, l’autrice americana di origine palestinese che era stata segnalata come una delle voci più interessanti del terzo millennio dopo la sua apprezzatissima opera prima. Una lunga attesa nella quale tuttavia si rispecchia l’ambizione di questo nuovo progetto, che racconta la storia della Palestina attraverso l’odissea di una famiglia snodando l’affabulazione attraverso tre generazioni tra il 1948 e il 2022, ovvero dall’anno della proclamazione dello Stato d’Israele fino ai mesi che precedono l’attacco terroristico del 7 ottobre. Un lavoro costruito come una vera e propria epopea che tuttavia non è connotato approccio strettamente politico, in quanto il suo fine sta nel concentrarsi sul trauma, ovvero sulla sua ineluttabile eredità, vissuto dalle generazioni dei palestinesi dopo la Seconda Guerra Mondiale, che nella privazione della propria terra hanno sperimentato anche quella dei propri diritti, del proprio futuro, fino a quella della loro stessa memoria. Tutto quello che resta di te è infatti un dramma che mette al centro il rapporto tra genitori e figli, provando a restituirne il dissidio e le lacerazioni, così come di superarle, di trovare il modo per guarirle, di restituire vita dalle profonde ferite inferte dalla Storia. Un testo connotato da pregi e difetti, dall’afflato didattico e venato da un sentimentalismo talvolta eccessivo, ma sincero e taumaturgico, laddove la questione morale che mette in discorso — facendo confliggere la disperazione di chi è consapevole che nessuno comprende veramente il trauma dell’olocausto e quella di chi invece è costretto a viverne il riflesso — e la dimensione metaforica assunta dal corpo del più giovane della famiglia sono un reale, forse l’unico possibile, tentativo di guardare oltre la terribile eredità che ci ha consegnato il ‘900.

 

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Sull'autore

Francesco Crispino

Francesco Crispino è docente di cinema, film-maker e scrittore. Tra le sue opere i documentari Linee d'ombra (2007) e Quadri espansi (2013), il saggio Alle origini di Gomorra (2010) e il romanzo La peggio gioventù (2016).