Ci si affeziona ai protagonisti di Un anno di scuola, opera seconda Laura Samani, in concorso per Orizzonti alla 82 Mostra del Cinema di Venezia. Fred (Stella Wendick), diciassettenne svedese spigliata e sicura di sé, arriva a Trieste per spendere il suo ultimo anno di superiori al seguito del lavoro del padre. Si ritrova ad essere l’unica ragazza in una classe di soli maschi dell’Istituto Tecnico. I suoi modi e il suo aspetto attirano l’attenzione di tutti, in particolare quella di tre amici: Antero, affascinante e riservato; Pasini, seduttore istrionico; Mitis, bonaccione sarcastico (interpretati dai giovani attori Giacomo Covi, Pietro Giustolisi, Samuel Volturno). L’arrivo della giovane mette a dura prova la loro amicizia. Mentre ognuno dei ragazzi la desidera segretamente per sé, Fred vuole, inizialmente, solo essere ammessa nel gruppo alla pari degli altri ragazzi, come fosse uno di loro.
La ragazza vive un anno di crescita personale difficile, dovendo affrontare lo scoglio culturale, comportamentale e linguistico del passaggio dallo svedese all’italiano, con i compagni di scuola che non sanno dialogare in un buon inglese e i docenti concentrati sui risultati, piuttosto che sull’aiutare l’inserimento di Fred nella comunità scolastica. La barriera linguistica cede fino ad approdare alla conoscenza di alcune espressioni della lingua triestina. In questo evolversi dell’acquisizione del linguaggio cresce anche la sua conoscenza dei ragazzi con cui ha stretto amicizia, si strutturano legami, modi di dire e affinità.
L’adolescenza sta volgendo alla giovinezza e la fine della scuola sarà un ulteriore passaggio di vita, verso l’età adulta. La cornice è una stagione felice, un tempo che c’è
stato, prima degli smart phone e dei social, in cui si sapeva ridere e giocare in gruppo, in cui il telefonino serviva solo per telefonare e mandare qualche messaggio e in cui l’amicizia non aveva schermi ma volti.
Prendendo il distacco formale dai film generazionali italiani presentati a Venezia negli ultimi anni -pensiamo a Una sterminata domenica di Alain Parroni, 2023, oppure Diciannove di Giovanni Tortorici, 2024- la regista triestina non si sbilancia né verso l’autobiografismo, né verso il documentarismo, né verso gli eccessi narrativi, sceglie, piuttosto, una via intima, quotidiana, gentile, per descrivere un anno di scuola di un gruppo di millenials, quelli nati negli anni Novanta del Novecento e giunti alla maturità scolastica nei primi anni Duemila: la sua generazione.
Sullo sfondo una Trieste senza eccessi, normale, con una società che inizia a vivere i primi sintomi della crisi economica del 2007/08, in cui tutto è ancora possibile e il futuro è da scrivere. Troviamo in questo film, realizzato anche come percorso formativo presso il liceo in cui è stato girato, tutta la delicatezza registica di Laura Samani, già migliore regista emergente ai David di Donatello del 2022 con il film d’esordio Piccolo Corpo. Certamente il distacco dall’opera prima è visibile, sia in termini contenutistici, sia formali. Il primo lavoro era un’opera matura e profonda, questa pellicola potrebbe apparire quasi un film d’esordio di una giovane regista. Il film è uscita prossimamente nei cinema italiani, distribuito da Lucky Red.
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