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150 MILLIGRAMMI (Emanuelle Bercot)
La Erin Brockovich di Brest

150 milligrammi

Nel 2009 la pneumologa del Policlinico di Brest Irène Frachon intuisce che esiste una connessione tra alcuni decessi e l’assunzione di un farmaco contro l’obesità. Inizia così un’indagine scientifica coinvolgendo un piccolo gruppo di ricerca per rilevarne la reale incidenza e ne trova immediatamente conferma. Intraprende così la sua personale battaglia nei confronti della casa farmaceutica produttrice, che si concluderà con la deflagrazione di uno dei più grandi scandali in tale ambito del recente passato.

 

Ispirato dal saggio Mediator 150 mg che la stessa Frachon ha pubblicato in Francia nel corso della sua testarda e semisolitaria crociata contro una delle più potenti case farmaceutiche del proprio Paese, 150 milligrammi è un film non privo d’interesse ma dagli esiti diseguali. Mentre infatti si fa apprezzare per l’afflato civile che lo anima e dunque per la necessità da cui scaturisce, non convince del tutto per come mette in scena tale vicenda. Come dire che, se da una parte è importante ciò che racconta, è sterile il modo con cui lo esprime.

È indubbio che, attraverso il “caso Mediator”, il settimo lungometraggio di Emanuelle Bercot ponga una serie di questioni morali e giuridiche. Denunciando il cinismo delle case farmaceutiche e la negligenza di chi le dovrebbe controllare finisce infatti per evidenziare una questione di ben altro spessore: ovvero che, poiché «gli interessi degli industriali non possono coincidere con quelli dei pazienti», è necessario dotarsi di un organismo di controllo totalmente e autenticamente indipendente. Un concetto nevralgico per ogni Democrazia che si ritenga tale.

È altrettanto vero però che, sia lo script (abbastanza prevedibile, nonché troppo concentrato sulla dinamica degli eventi più che sui possibili approfondimenti psicologici), sia la regia della Bercot (diligente ma sostanzialmente anonima), sia le interpretazioni sembrano procedere un po’ automaticamente. E – ad eccezione dell’intensa sequenza dell’autopsia di Corinne, una delle pazienti di Irène – senza mai un colpo d’ala capace di elevare il film.

 

Regia: Emmanuelle Bercot

Con: Sidse Babett Knudsen (Irène Frachon), Benoît Magimel (Antoine Le Bihan), Charlotte Laemmel (Patoche), Isabelle De Hertogh (Corinne Zacharria)

Nazionalità: Francia 2016

Durata: 128′

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Sull'autore

Francesco Crispino

Francesco Crispino è docente di cinema, film-maker e scrittore. Tra le sue opere i documentari Linee d'ombra (2007) e Quadri espansi (2013), il saggio Alle origini di Gomorra (2010) e il romanzo La peggio gioventù (2016).