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40 SECONDI (Vincenzo Alfieri)
Prima del pestaggio

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Tratto dall’omonimo libro che Federica Angeli ha dedicato a uno dei casi di cronaca più efferati degli ultimi anni, il quinto lungometraggio diretto da Vincenzo Alfieri è imperniato sull’omicidio di Willy Monteiro Duarte, il ventunenne ucciso da alcuni coetanei nel settembre del 2020. Tuttavia l’operazione di Alfieri — che adotta la struttura dell’inchiesta di Angeli suddividendola attraverso più punti di vista, co-firmando la sceneggiatura insieme a Giuseppe Stasi — non è, e non vuole essere, la semplice restituzione cronachistica del pestaggio che costò la vita al ragazzo di Colleferro, ma una vera e propria indagine socio-antropologica del tessuto sociale capace di produrre tale violenza. Un progetto ambizioso che riesce nel proprio intento soprattutto grazie alle scelte di messinscena operate dal regista salernitano, che la marca attraverso una prossimità asfissiante ai propri personaggi, quasi a volerli incastrare nelle traiettorie che li hanno condotti a quel punto di non ritorno. E costruendo una narrazione che fa un ampio uso di particolari e dettagli per restituire proprio attraverso la forma stessa del racconto la frantumazione identitaria dei giovani protagonisti. La provincia romana — crocevia di apatie, arroganze, ambizioni frustrate — è resa con un rigore che non ha nulla da invidiare ai maestri che, in passato, ne hanno scandagliato le zone d’ombra: nei corpi che portano con sé i segni, così come i luoghi anonimi che li abitano, dove il quotidiano si deforma fino all’ischemia cognitiva. 

Al buon risultato dell’opera contribuisce anche la composizione del cast, che Alfieri ben amalgama: dagli interpreti più giovani, alcuni delle piacevoli sorprese, fino ai ruoli secondari, tutti sono infatti sintonizzati sulla giusta temperatura emotiva di un film che non fa sconti, non risparmia nessuno. Aspetto che, più di altri pregevoli attributi, contribuisce a modellarlo come un organismo vivo, attraversato da tensioni reali e alieno dagli stereotipi in cui potrebbe facilmente franare.

Le uniche, e peraltro assai lievi, riserve riguardano lo script, i cui passaggi narrativi non sempre scorrono con la medesima naturalezza, talvolta levando forza al racconto invece che moltiplicarne l’urto. L’esito finale resta infatti complessivamente eccellente, facendo di 40 secondi uno dei migliori film italiani di questa stagione.

 

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Sull'autore

Francesco Crispino

Francesco Crispino è docente di cinema, film-maker e scrittore. Tra le sue opere i documentari Linee d'ombra (2007) e Quadri espansi (2013), il saggio Alle origini di Gomorra (2010) e il romanzo La peggio gioventù (2016).

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