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LEURS ENFANTS APRÈS EUX, la videorecensione da Venezia 81
Tre personaggi, quattro estati

Leurs enfants après eux

Anna Maria Pasetti recensisce dalla Mostra del Cinema di Venezia 81 Leurs enfants après eux.

Si assomigliano tutte le estati degli anni ’90 a Heillange, cittadina ex industriale dell’Alsazia da dove le nuove generazioni vogliono fuggire ma, come i loro genitori, sembrano imprigionate per inedia e per un provinciale senso di inferiorità.  Eppure anche in un micromondo siffatto si muovono i tumulti emotivi degli adolescenti, cui non sfuggono gli intrecci esistenziali di Anthony, Steph e Hacine, tre personaggi raccontati in quattro estati dal 1992 al 1998. Tale è il contesto narrativo su cui poggia l’opera terza dei fratelli Ludovic e Zoran Boukherma, Leurs enfants après euxfedelmente basato sull’omonimo bestseller di Nicolas Mathieu del 2018.

Impostato come un classico Bildungsroman, il film di oltre due ore dei 32enne registi francesi intercetta e dialoga con diversi generi, a partire dal teen movie in salsa melodrammatica, passando dal dramma sociale e famigliare, e attraversando infine echi del western, del gangster movie e non per ultimo della commedia provinciale. Al centro, in particolare, è la vicenda di Anthony, figlio unico di padre alcolizzato ex operaio e di madre ormai rassegnata, colto nel suo innamoramento per Steph, idealizzata dal ragazzo come sogno e luogo del desiderio assoluto.  Con una capacità di sguardo impressionante per la loro giovane età, i gemelli Boukherma riescono a decifrare e ri-connotare cinematograficamente il testo di Mathieu, mettendo a fuoco la rotondità di ogni personaggio, anche dei minori, e informando la proletaria provincia francese con la stessa visionarietà epica e il dinamismo emotivo del grande melò americano.

Del resto quello sembra il loro modello, come per Mathieu nella stesura del romanzo il riferimento è stato più Faulkner che non Hugo. Non a caso il peccato originale ha la forma di un 125 Yamaha da cross, derubato nottetempo da Anthony al padre per raggiungere una chimera destinata a nutrire forse per sempre i suoi ricordi. Solo un po’ esageratamente accentuato nei commenti musicali, il film dei Boukherma suona dunque come il preludio di un nuovo sguardo interessante dall’area transalpina, impreziosito anche da un cast perfetto su cui spicca l’astro emergente di Paul Kircher.

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Sull'autore

Anna Maria Pasetti

Anna Maria Pasetti Milanese, saggista, film programmer e critica cinematografica, collabora con Il Fatto Quotidiano e altre testate. Laureata in lingue con tesi in Semiotica del cinema all’Università Cattolica ha conseguito un MA in Film Studies al Birkbeck College (University of London). Dal 2013 al 2015 ha selezionato per la Settimana Internazionale della Critica di Venezia. Si occupa in particolare di “sguardi al femminile” e di cinema & cultura britannici per cui ha fondato l'associazione culturale Red Shoes. . Ha vinto il Premio Claudio G. Fava come Miglior Critico Cinematografico su quotidiani del 2020 nell’ambito del Festival Adelio Ferrero Cinema e Critica di Alessandria.

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