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À PIED D’OEUVRE (Valérie Donzelli)
Il senso della precarietà

À pied d’œuvre, cioè “al lavoro”, “all’opera”: un titolo, quello del settimo lungometraggio di Valérie Donzelli, che riassume con precisione l’essenza di un racconto cinematografico (tratto dall’omonimo, autobiografico romanzo di Franck Courtès) nel quale “l’essere pronti a fare” viene declinato nel duplice senso, esatto e contrario, della volontà individuale di affermazione di sé e della necessità impellente di sopravvivenza economica. Al centro del film della regista francese c’è infatti la storia vera di un fotografo affermato, separato da moglie e figli, trasferitisi in Canada, che abbandona il proprio remunerato mestiere per dedicarsi alla scrittura, scivolando in un’improduttiva stasi editoriale e, soprattutto, in una precarietà fatta di mille lavoretti, pagati una miseria: tagliare l’erba di un giardino, liberare uno scolo intasato, demolire la parete di un appartamento, svuotare una cantina, guidare un taxi, montare guardaroba e smontare soppalchi. Occupazioni saltuarie, regolate da algoritmi e piattaforme, per potersi dedicare, nel resto del tempo, alla stesura del nuovo libro. Il prezzo da pagare per le proprie scelte e una povertà non imposta ma, in qualche modo, accettata costituiscono l’asse portante di un’opera piana e distesa, nella quale la descrizione di un indigente isolamento viene visualizzata da una regia, al servizio del plot, tanto ordinata quanto impalpabile. Il reiterarsi, sullo schermo, di una quotidianità incerta, vissuta con dignità e pacatezza, senza abbandoni e disperazioni, è, allo stesso tempo, la forza e il limite di À pied d’œuvre: l’aderenza consapevole ad una instabilità professionale ed esistenziale che però, nella sua insistita linearità (accentuata da una melodia soffusa, ricorrente e persistente), non offrendo veri squilli emotivi, rischia di smorzare la carica empatica dello spettatore.

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.

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