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LA VITA VA COSÌ (Riccardo Milani)
Furriadroxu

Efisio Mulas è pastore solitario che vive in un furriadroxu su una costa ancora incontaminata del sud della Sardegna. Quando gli arriva l’offerta di una grande società immobiliare per trasformare la sua terra in un resort di lusso, la rifiuta, deciso a difendere le proprie radici e la comunità locale. Al suo fianco trova la figlia Francesca, che cerca un equilibrio tra lavoro e identità, mentre dall’altra parte c’è Giacomo, l’imprenditore milanese deciso a sviluppare la zona dal punto di vista turistico. Il conflitto tra tradizione e modernità si gioca tra bellezza del paesaggio e pressione del profitto.

Ancora una volta Riccardo Milani affronta un racconto che unisce dimensione civile e il registro leggero della commedia: ambientato lungo una costa del Sulcis, il sedicesimo titolo della sua filmografia ha il proprio cuore discorsivo in un conflitto emblematico – quello tra lo sviluppo economico e la difesa del territorio, tra la comunità radicata e la logica del profitto. Tema di urgente attualità e ricco di spunti etici già esplorato con maggiore profondità in Furriadroxus, il documentario di Michele Mossa e Michele Trentini (2005) che  indagava la sopravvivenza della comunità agro-pastorale nella zona della Sardegna sud-occidentale in corrispondenza della splendida spiaggia della Tueredda. Laddove quel lavoro osservava il reale con pudore e precisione etnografica, Milani opta per la via della parabola morale, costruendo una narrazione più accessibile ma anche più semplificata.

L’ambientazione appare come il maggior punto di forza del film, che la fotografia (firmata a quattro mani da Simona D’Onofrio e Saverio Guarna) esalta, restituendo così la bellezza aspra della Sardegna e incarnando così la tensione tra un mondo che sembra immobile e le forze che provano a modificarlo. Il soggetto – ispirato a fatti realmente accaduti di cui è stato protagonista il pastore Ovidio Marras – conferisce autenticità alla narrazione, facendo di Efisio Mulas il simbolo di una resistenza silenziosa, mentre la figura dell’imprenditore milanese interpretato da Diego Abatantuono quello di un capitalismo che non guarda più alle persone ma solo ai numeri.  Tuttavia La vita va così è organizzato secondo un intreccio lineare e un linguaggio privo di asperità, facendo sì che la vicenda proceda in modo prevedibile e spesso ridondante, poiché torna più volte sugli stessi nodi concettuali — la difesa del territorio, la dignità del lavoro, il legame con la natura — fino a risultare a tratti didascalica. Con molti passaggi ingiustificatamente dilatati e senza sviluppi sostanziali e con un ritmo narrativo, specie nella parte centrale, che di conseguenza perde tensione nell’affabulazione.

Nei panni del capitalista milanese Diego Abatantuono offre una presenza sobria, ma assai meno incisiva rispetto ad altre sue collaborazioni con il regista: il suo personaggio è tratteggiato con affetto, ma resta prigioniero di una funzione simbolica più che umana. Anche Virginia Raffaele, nel ruolo della figlia di Mulas, appare trattenuta, forse penalizzata da (troppi) dialoghi in sardo che esplicitano troppo i sentimenti invece di lasciarli emergere. Entrambi portano esperienza e misura, ma sembra che il film non riesca a sfruttarne appieno la naturale vivacità.

Rispetto al precedente Un mondo a parte, La vita va così segna così un passo indietro: meno effervescente, meno ispirato, e più prevedibile nella costruzione delle situazioni. Dove Milani in passato riusciva a mescolare ironia e sentimento con sagacia ed equilibrio, qui infatti la narrazione appare segnata da una conformazione programmatica, più interessata a trasmettere un concetto che a farlo vivere attraverso i personaggi.

Resta comunque l’onestà di un cinema che vuole parlare del Paese reale, delle sue periferie come delle sue scelte morali. Tuttavia l’efficacia di questa operazione è ridotta enormemente da una scrittura che tende a ribadire ciò che lo spettatore ha già compreso, rinunciando quasi sempre alla complessità e al dubbio che potrebbero invece dargli tridimensionalità. Un lavoro dalle buone intenzioni, ma privo di quella leggerezza e spontaneità che avevano reso più vivaci e seducenti i precedenti lungometraggi di Milani.

Titolo: La vita va così

Regia: Riccardo Milani
Cast principali: Diego Abatantuono, Virginia Raffaele, Aldo Baglio, Geppi Cucciari, Giuseppe Ignazio Loi
Produzione: Italia, 2025 (Our Films, Wildside, PiperFilm, Medusa)
Durata: circa 120’
Anno: 2025 

 

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Sull'autore

Francesco Crispino

Francesco Crispino è docente di cinema, film-maker e scrittore. Tra le sue opere i documentari Linee d'ombra (2007) e Quadri espansi (2013), il saggio Alle origini di Gomorra (2010) e il romanzo La peggio gioventù (2016).