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A REAL PAIN (Jesse Eisenberg)
Il viaggio e il dolore

LA VIDEORECENSIONE

 

IL TESTO

Strutturato come un road-movie, il secondo lungometraggio diretto da Jesse Eisenberg si caratterizza però per la curiosa quanto felice contaminazione con altri due modelli, quello del Buddy-movie e quello dello Shoah-film. La vicenda ha infatti come protagonisti due cugini, intimamente legati benché assai differenti per carattere, decisi ad affrontare un viaggio della Memoria in Polonia organizzato da una società turistica, così da visitare i luoghi d’origine della loro amata nonna, sopravvissuta all’Olocausto e da poco defunta. Scandito dalle note di Chopin che lo avvolgono di una suadente malinconia, il viaggio diventa l’occasione per un loro riavvicinamento, ma anche per la presa di coscienza delle rispettive diversità. Che la regia di Eisenberg costruisce su un doppio binario, uno esterno e uno interno, in quello della Memoria storica e in quello della sua dimensione intima e personale, il cui pregio maggiore risiede nel continuo cambiamento di registro che caratterizza l’opera. E che mentre la dinamizza, da contemporaneamente all’autore la possibilità di dimostrare come si trovi a proprio agio sia nei toni brillanti della commedia, sia in quelli dolorosi della tragedia. 

Com’è giusto sottolineare la convincente prova di regia di Eisenberg, è altrettanto necessario anche avvertire come essa debba moltissimo alla qualità delle due interpretazioni principali: quella dello stesso autore, che si ritrae nei panni di un personaggio ispirato da vicende autobiografiche — l’idea del film nasce infatti da un viaggio che lui stesso fece con la propria famiglia e divenuto già nel 2013 materiale per una pièce teatrale dal titolo The Revisionist —; ma soprattutto quella di Kieran Culkin, capace di modellare il proprio personaggio con perizia, ovvero di restituirne magnificamente lo spettro bipolare nel quale è iscritto, capace di passare dalla contagiosa euforia alla profonda depressione in brevissimo tempo. Un’interpretazione che non a caso gli è già valsa il Golden Globe e lo Screen Actors Guild Award come miglior attore non protagonista e che ne fa uno dei personaggi più affascinanti della corrente stagione cinematografica. E che la circolarità del testo aiuta a restituire in tutta la sua fragilità.

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Sull'autore

Francesco Crispino

Francesco Crispino è docente di cinema, film-maker e scrittore. Tra le sue opere i documentari Linee d'ombra (2007) e Quadri espansi (2013), il saggio Alle origini di Gomorra (2010) e il romanzo La peggio gioventù (2016).