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IL GRANDE SALTO (Giorgio Tirabassi)
Non si può sfuggire al Destino

Dopo aver scontato quattro anni di carcere per una rapina andata male, due rapinatori cinquantenni che vivono nella periferia romana faticano a trovare un posto nella società e sognano il colpo che permetta loro di fare il “grande salto”. Purtroppo però le azioni intraprese finiscono sempre male e i due si ritrovano a lavorare per il boss del quartiere. Al momento di realizzare un semplice compito a loro affidatogli però, l’intervento del destino li costringe a rivedere i loro piani.

Scritto insieme all’“amico” Mattia Torre e a Daniele Costantini (autore anche il soggetto), Il grande salto rappresenta un gradito oltre che riuscito ritorno sul grande schermo per Giorgio Tirabassi. L’attore romano, che nelle ultime stagioni ha diradato le proprie apparizioni (un solo ruolo nell’ultimo quinquennio), qui torna in una doppia, impegnativa veste, ricoprendo non solo quella di uno dei due protagonisti della vicenda, ma per la prima volta anche quella di regista. Un esordio tardivo ma capace di sorprendere per la maturità con cui porta avanti la narrazione e per l’equilibrio con cui ritrae i personaggi, mescolando sagacemente distanza ed empatia, comprensione e amara disillusione. Tutte caratteristiche che fanno de Il grande salto un degno erede della “commedia all’italiana”, dove le situazioni comiche hanno sempre un risvolto drammatico, dove la pietas verso i personaggi (anche quando si tratta di maldestri rapinatori come in questo caso) viene sempre riassorbita dal cinismo delle situazioni che si trovano ad affrontare. Un cinismo che sembra evocare quello dei “maestri” Risi e Monicelli, ma che, soprattutto nell’ultima parte, si colora di una cornice grottesca che lo avvicina al primo Ferreri. Merito sicuramente di uno script dinamico in cui il buddy movie è informato di un’ironia crepuscolare che prova a ribaltare gli assiomi del periferia movie così tanto in voga nel nostro cinema recente, ma anche di un coro di attori sempre ben accordati e mai sopra le righe. Non solo infatti le performance attoriali dello stesso Tirabassi e dell’altro protagonista Ricky Memphis sono da annoverare tra le più significative delle loro rispettive carriere, ma anche quelle dei personaggi secondari, minori e addirittura quelle delle amichevoli partecipazioni (“Lillo”, Mastandrea, Giallini) sono tutte ben intonate al registro espressivo del film – con particolare apprezzamento per quella di Paola Tiziana Cruciani, alla quale bastano un paio di sguardi per dare tridimensionalità al proprio personaggio. L’esordio di Tirabassi insomma è un lavoro tutt’altro che da sottovalutare, tra le migliori commedie realizzate in Italia in questa stagione.

 

Regia di Giorgio Tirabassi

Con Giorgio Tirabassi (Rufetto), Ricky Memphis (Nello), Roberta Mattei (Anna), Paola Tiziana Cruciani (Maria), Gianfelice Imparato (Aldo)

Italia 2019

Durata 91

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Sull'autore

Francesco Crispino

Francesco Crispino è docente di cinema, film-maker e scrittore. Tra le sue opere i documentari Linee d'ombra (2007) e Quadri espansi (2013), il saggio Alle origini di Gomorra (2010) e il romanzo La peggio gioventù (2016).